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Categoria: Articoli sulla salute

25 Aprile 2021
Il Dott. Perrucchini racconta le vene varicose

Il Dott. Giovanni Perrucchini racconta cosa siano le vene varicose sulla pagina della Salute dell’Eco di Bergamo del 25.4.2021. Qui si può scaricare l’articolo integrale, in formato .pdf: L’Eco di Bergamo – 25.4.2021 – Vene varicose – Dott. Perrucchini

Giovanni Perrucchini è un professionista di notevole esperienza, specialista in chirurgia generale che da tempo collabora con Politerapica. Qui svolge attività medico-specialistica di chirurgia vascolare e esegue visite, eco-colordoppler arteriosi e venosi e interventi di piccola chirurgia ambulatoriale. Svolge inoltre attività chirurgica presso la Casa di Cura Palazzolo di Bergamo.

Le vene varicose

L’articolo inizia in modo un po’ provocatorio: “Tutti sanno (o credono di sapere, che è ben diverso!) cosa siano le varici degli arti inferiori, ma è sempre utile fare chiarezza. Bisogna innanzi tutto dire cos’è la patologia varicosa: una dilatazione delle vene superficiali delle gambe e delle cosce”.

E’ una patologia molto frequente nell’età adulta e arriva addirittura a colpire il 70% delle persone che hanno più di 60 anni. Interessa uomini e donne anche se si manifesta in modo maggiore nel sesso femminile. Ci sono alcuni fattori che predispongono alla malattia: fattori genetici, ambientali e lavorativi. Se per i primi le possibilità di intervento sono pressoché nulle, si può agire in modo significativo sugli altri due per prevenire l’insorgere di un disturbo che può portare problemi seri.

Peggiora in modo progressivo

Spiega il Dott. Perrucchini: “La malattia si manifesta inizialmente con una minima dilatazione superficiale cutanea, i cosiddetti «capillari». Progredendo, giunge a dilatazioni maggiori del tronco venoso, le vere e proprie varici. Si passa quindi da strie verdi-bluastre sottocutanee che crescono fino a vere e proprie estroflessioni della cute palpabili direttamente”.

“I sintomi della patologia varicosa” – prosegue lo specialista – “iniziano con pesantezza agli arti inferiori, comparsa di teleangectasie (ancora, i «capillari »), dolori durante la stazione eretta, crampi notturni, fino ad arrivare al gonfiore delle caviglie, che possono poi degenerare in flebite, trombosi e ulcere, creando problemi ancora più seri”.

E ancora: “Come sempre, è fondamentale intervenire in fase precoce. Arrivare tardi, infatti, significa spesso dover correre ai ripari su situazioni complesse che si sarebbero potute evitare”.

Diagnosi e cura

Bisogna innanzi tutto dire che per valutare correttamente un quadro di varici è necessario esaminare bene il sistema venoso profondo. Attraverso questo sistema avviene il trasporto maggiore di sangue dalla periferia al cuore. Lo si studia in modo approfondito con l’eco-color-doppler. Questa è una tecnica che “utilizza solo ultrasuoni e serve a verificare sia la normalità del circolo venoso profondo (e quindi l’assenza di trombosi e/o flebiti, che controindicano eventuali trattamenti), sia la presenza di varici e incontinenza del circolo venoso superficiale”.

“Alla diagnosi” – spiega ancora il dottor Giovanni Perucchini – “si arriva con una visita specialistica e l’ecocolordoppler. Da qui si definisce il  piano dei trattamenti che possono essere preventivi, para-estetici e terapeutici”.

“Gli interventi preventivi e para-estetici includono trattamenti con laser transdermico e iniezioni sclerosanti. Con questi si porta notevole beneficio alle gambe con ottimi risultati anche estetici, senza la necessità di procedure più pesanti e maggiormente aggressive. Quando le vene varicose hanno invece raggiunto dimensioni ragguardevoli si deve ricorrere a trattamenti terapeutici che si dividono in chirurgici tradizionali e mini invasivi endovasali con laser. L’intervento chirurgico tradizionale viene praticato solo in casi estremi. Prevede un’anestesia di solito spinale e lo «stripping» o rimozione della grande safena stessa. Sono però necessarie incisioni cutanee maggiori ed un decorso post-operatorio un po’ più pesante”.

Bisogna prevenire!

“La prevenzione” – conclude il dott. Giovanni Perrucchini – “rimane un’arma potentissima per una patologia così diffusa che spesso deve essere curata in modo chirurgico. Stili di vita corretti, alimentazione sana e giusto movimento sono la ricetta ideale, insieme a controlli periodici”.

 

Il Dott. Giovanni Perrucchini visita in Politerapica.
Politerapica è a Seriate, in Via Nazionale 93.
Per informazioni e puuntamenti: tel. 035.298468.

 

 

20 Aprile 2021
Acufene e cause angiologiche, scrive Gabriele Alari

Acufene e cause angiologiche. Ne scrive il Dott. Gabriele Alari, uno straordinario medico con una profonda esperienza nella diagnosi e cura della malattie vascolari, quelle che riguardano vene, arterie e vasi linfatici. Il Dott. Alari collabora da tempo con Politerapica nell’ambito del progetto Medicina Vicina.

20 Aprile 2021
Acufene e Otorinolaringoiatria, scrive Alessandra Brevi

Acufene e Otorinolaringoiatria, scrive Alessandra Brevi medico-chirurgo, specialista in Otorinolaringoiatria, che collabora con Politerapica. Il suo contributo per comprendere questo terribile disturbo è fondamentale. L’otorinolaringoiatra è il team leader nella gestione dell’acufene. La prima visita specialistica è eseguita da questo specialista quando è presente questo disturbo.

28 Marzo 2021
Cistifellea e laparoscopia spiegati dalla Dott.ssa Pina

Cistifellea e laparoscopia spiegati dalla Dott.ssa Pina sulla Pagina della Salute dell’Eco di Bergamo del 28.3.2021. E non solo questo. La Dott.ssa Maria Enrica Daniela Pina è un chirurgo di notevole esperienza. Opera presso l’UOC di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Alzano Lombardo che fa parte dell’ASST Bergamo Est e visita in Politerapica per convenzione tra l’Azienda ospedaliera e la nostra struttura. Svolge attività professionale da oltre vent’anni, curando sempre il rapporto diretto con le persone che si rivolgono a lei. Grande competenza, dunque, la sua, e anche grande umanità. Sono questi gli ingredienti che le permettono di scrivere articoli su temi complessi della chirurgia con cognizione di causa, per le persone comuni.

Dott.ssa Maria Enrica PinaColecisti o cistifellea?

Colecisti e cistifellea sono sinomimi e indicano un organo dell’apparato digerente. Parte da qui la Dott.ssa Pina. La sua funzione – continua – è quella di “immagazzinare la bile prodotta dal fegato e di rilasciarla nel duodeno durante il processo della digestione”.

Fin qui tutto bene. Il fatto però è che, come tutte le altre parti del corpo umano, anche questa si può ammalare. “La calcolosi della colecisti è una malattia che colpisce quest’organo. E’ dovuta all’aumento della concentrazione di colesterolo nella bile con formazione di cristalli (microcalcoli). Questi successivamente aumentano di volume, da pochi millimetri fino a 4-5 cm”. Parliamo di una malattia che “colpisce maggiormente le donne, 4 volte di più rispetto ai maschi. Le gravidanze, l’obesità, le malattie infiammatorie dell’intestino e l’ereditarietà sono fattori che predispongono a questa patologia”.

135.000 nuovi casi all’anno

“Una malattia diffusa”, spiega la dott.ssa Maria Enrica Pina. “La malattia è presente in circa il 10-15% della popolazione adulta nei Paesi occidentali e ogni anno una parte di queste persone (tra l’1 e il 4%) diventa sintomatica. In Italia ci sono 135.000 nuovo casi all’anno per un totale stimato di 2,5 milioni di persone portatrici di calcolosi della colecisti”.

Finché rimane silente, la calcolosi della colecisti non dà problemi. Quando però cominciano a manifestarsi i sintomi, possiamo ben dire che sono dolori! “Può manifestarsi improvvisamente – scrive la Dottoressa – con colica biliare caratterizzata da dolore alla bocca dello stomaco e sotto l’arcata costale destra. A volte può manifestarsi direttamente con una malattia più complicata come la colecistite acuta, cioè l’infiammazione della colecisti. Oppure con l’ittero, dovuto alla migrazione dei calcoli dalla colecisti nella via biliare che si ostruisce; ciò provoca aumento di bile nel sangue (itterizia). O, ancora, con la pancreatite acuta, una grave infiammazione del pancreas, dovuta alla migrazione dei calcoli nella via pancreatica”.

A quel punto si opera

Quando ci sono i sintomi, si opera. L’intervento chirurgico consiste nell’”asportazione della colecisti e dei calcoli in essa contenuti. Si rimuove così l’organo malato evitando complicanze per la possibile migrazione dei calcoli”. La colecistectomia, come si dice in termini medici.

Questo è un intervento che viene eseguito da oltre un secolo. Può essere praticato “con tecnica tradizionale, attraverso un taglio sull’addome, o per via laparoscopica, detta tecnica mininvasiva. Fino agli anni 90 si adottava la sola tecnica tradizionale. Dal 1990 in poi si è iniziata a diffondere la tecnica laparoscopica che oggi rappresenta la metodica migliore e più adottata per l’intervento in elezione, cioè programmata”.

La laparoscopia una rivoluzione

Vent’anni di esperienza professionale presso l’UOC di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Alzano Lombardo, diretta dal Dott. Pierpaolo Mariani. Circa 5.000 interventi eseguiti. Con questi numeri, la Dott.ssa Pina può descrivere in modo semplice e chiaro una procedura che ha rivoluzionato la chirurgia generale.

“Si esegue in anestesia generale. Si insuffla anidride carbonica nella cavità peritoneale in modo da poter ottenere uno spazio necessario ad operare dal suo interno. Sulla parete addominale si praticano quattro piccoli tagli: uno da 1 cm sovraombelicale e altri tre da 5 mm nella parte superiore dell’addome. Qui si inseriscono una particolare telecamera e gli strumenti necessari per procedere. Si isola quindi la colecisti, sezionando il dotto cistico e l’arteria cistica che la collegano al nostro corpo; successivamente la colecisti viene staccata dal fegato ed estratta, con tutti i suoi calcoli all’interno, attraverso il taglio sopra l’ombelico”.

Dura di meno e guarisce prima

La tecnica laparoscopica è più rapida di quella tradizionale e guarisce prima. “È poco invasiva” – racconta ancora la Dott.ssa Pina – “procura minore dolore, permette un decorso più rapido e una ripresa migliore. La rapidità del decorso ha raggiunto livelli notevoli. Nel reparto in cui opera, per esempio, da circa un anno, in casi selezionati, la dimissione può avvenire anche il pomeriggio successivo all’intervento. Di regola avviene comunque in seconda giornata post-operatoria”.

Cistifellea e laparoscopia spiegati dalla Dott.ssa Pina

Qui è possibile scaricare l’articolo integrale in fomrato .pdf: L’Eco di Bergamo – 28.3.2021 – Cistifellea, Marika Pina – Def

 

28 Febbraio 2021
Marco Bianchi racconta l

Marco Bianchi racconta l’ernia e come si cura sulle Pagine della Salute de l’Eco di Bergamo di Domenica 28 Febbraio 2021. In realtà, il Dott. Bianchi, chirurgo in Politerapica, racconta molto di più. Spiega cosa sia l’ernia inguinale, come e perché venga, come si curi. In particolare come si cura con la chirurgia laparoscopica e i vantaggi davvero notevoli di questa metodica per il paziente.

L’ernia inguinale

Entra subito in argomento il Dott. Bianchi e spiega che “l’ernia è la fuoriuscita di un viscere dalla cavità naturale che lo contiene”.  Prosegue dicendo che “l’ernia inguinale è la più comune delle ernie di parete”. Quindi spiega che “si verifica quando un tratto di initestino sporge attraverso un punto debole della parete addominale”.

Ci si può convivere fintanto che il rigonfiamento che produce si riduce sdraiandosi a pancia in su. “I disturbi più comuni – continua lo specialista di Politerapica – sono il senso di peso e di fastidio fino al dolore vero e proprio che può interferire nelle normali attività quotidiane (come stare in piedi o camminare). A volte procura anche difficoltà nella digestione.

Non è comunque una questione da sottovalutare. “Con il tempo – aggiunge il Dott. Marco Bianchiil rigonfiamento può ingrossarsi e negli uomini interessare anche la sacca che contiene i testicoli”. Possono esserci altre complicanze, pure gravi “se il suo contenuto non riesce più a rientrare nella cavità addominale (incarcerazione con occlusione intestinale) o se l’eventuale ansa intestinale si «strozza» al suo interno con danno che porta alla perforazione intestinale e conseguente peritonite”.

L’intervento chirurgico

“Un’ernia piccola è più facile da riparare di un’ernia grossa e presente da anni“. Per questo, l’intervento chirurgico è fortemente consigliato già dai momenti iniziali della patologia”. A parlare è sempre Marco Bianchi che spiega poi quali siano le tecniche chirurgiche che si utilizzano.

Quella tradizionale è stata messa a punto negli anni 80 e consiste nel prosizionamento di una rete di materiale biocompatibile che ripara il buco da cui esce l’ernia. Si tratta di una metodica che ha ridotto notevolmente i casi di recidiva rispetto a quelle usate precedentemente, portandoli al 2%.

Quella più innovativa, che ha portato i maggiori vantaggi, è stata la tecnica laparoscopica. La descrive il Dott. Annibale Casati, Direttore dell’équipe chirurgica della Casa di Cura Palazzolo di Bergamo, di cui fanno parte il Dott. Marco Bianchi e il Dott. Giovanni Perrucchini, anche lui specialista in Politerapica.

La laparoscopia per l’ernia

La laparoscopia “permette di sostituire il classico taglio all’inguine cono tre piccoli tagli: uno si i1 cm e 2 di 0,5 cm”. Attraverso questi minuscoli taglietti, si entra nell’addome e grazie ad una microtelecamera che permette una visione dall’interno, si può posizionare la rete per riparare l’ernia.

I vantaggi di questa tecnica sono diversi e spesso poco conosciuti:

  • minor dolore
  • risultato estetico migliore per assenza di cicatrici
  • ripresa più rapida dell’attività
  • non necessità di strumenti contenitivi dopo l’operazione
  • esecuzione in day surgery: il paziente entra in ospedale al mattino e esce alla sera
  • rischi di complicazioni molto bassi

Una tecnica sicura ed efficace, precisa il Dott. Bianchi che visita in Politerapica e opera in Palazzolo. Lo dimostrano “per esempio gli oltre 4.000 initerventi eseguiti negli ultimi 25 anni dall’équipe della clinica per il trattamento dell’ernia inguinale”.

Una metodica che si utilizza con successo anche per altri interventi: colecistectomia, appendicectomia fino a a quelli di chirurgia più complessa come le resezioni intestinali anche per patologie tumorali.

Marco Bianchi racconta l’ernia e come si cura

Un articolo da leggere per intero. Scritto in modo semplice e chiaro, l’articolo curato da Marco Bianchi introduce in modo lineare all’interno di una patologia molto diffusa e della più moderna metodica per curarla. Spiega e tranquillizza.

Lo fa con quel suo modo pacato e cortese di parlare ad ogni persona che gli è proprio. Un modo che ha probabilmente imparato a contatto con i contadini delle Ande peruviane presso i quali svolge frequentemente attività di missione medico-chirurgica con un’attenzione e una delicatezza umane uniche.

Lo trovate qui, in formato integrale:
L’Eco di Bergamo – 28.2.2021 – Marco Bianchi, ernia inguinale

 

Il Dott. Marco Bianchi visita in Politerapica, anche per le patologie proctologiche.
Politerapica è a Seriate, in Via Nazionale 93.
Per informazioni e appuntamenti, tel. 035.298468.

 

9 Febbraio 2021
Perdita di gusto e olfatto

Perdita di gusto e olfatto. Uno dei primi campanelli d’allarme nell’infezione da Covid 19. Questo il titolo di un articolo sull’ultimo numero di Bergamo Salute. Lo cura il Dott. Sergio Signorelli, specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, in Medicina Interna e in Geriatria e Gerontologia.

Il Dott. Signorelli è uno degli specialisti di Politerapica, dove visita come Gastroenterologo e Internista nell’ambito del progetto Medicina Vicina. Il progetto prevede

  • prestazioni specialistiche senza liste di attesa
  • erogate da professionisti di alto livello
  • a costi particolarmente accessibili

L’Ospedale degli Alpini

Lo avevamo raccontatao lo scorso 27 Aprile, in piena prima ondata Covid. Uno specialista di Politerapica all’ospedale degli Alpini, quello costruito a tempo di record presso la Fiera di Bergamo per accogliere i malati di Coronavirus. Era appunto il Dott. Signorelli.

“Un uomo e un professionista straordinario”, scrivevamo.  E spiegavamo: “Giunto alla pensione dopo una vita professionale molto intensa, non ha voluto fermarsi e ha voluto continuare a mettere a disposizione della comunità le sue competenze. Con generosità, ha cominciato subito a collaborare con Politerapica”.

Per poi aggiungere: “Subito, e con la stessa generosità, ha risposto alla richiesta di collaborare con l’Ospedale che è stato realizzato presso la Fiera di Bergamo per curare i pazienti affetti da Covid-19. Turni impegnativi di otto ore al giorno, in prima linea contro il virus. Immerso nel virus con la determinazione di non lasciarlo vincere”.

Qui ha aggiunto un’esperienza notevole a quella non meno importante che aveva maturato nei decenni di professione all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

Perdita di gusto e olfatto

Quello del Dott. Signorelli, all’Ospedale della Fiera, è stato un contatto ravvicinato con il virus e con i pazienti. E lo racconta bene nell’articolo di Bergamo Salute.

“Non sento né gusto né odori” – comincia così il pezzo – “era l’esclamazione riferita da molti pazienti bergamaschi colpiti dal nuovo Coronavirus (SARS-CoV-2) mentre operavo durante la prima ondata pandemica nell’ospedale da campo alla fiera di Bergamo”.

E prosegue: “Questo fenomeno secondo diversi studi potrebbe rappresentare un segnale precoce della malattia”. Anche perché è stato “osservato anche nella seconda ondata e in persone che sono risultate positive al tampone senza avere manifestato altri sintomi tipici dell’infezione da Covid 19 (raffreddore, mal di gola, tosse secca, febbre, difficoltà respiratorie etc.)”.

Un articolo da leggere

Un articolo da leggere per intero. Propone risposte alle molte domande intorno a questi “strani” sintomi in un virus che si è dimostrato così micidiale. Alla luce delle conoscenze di cui si dispone oggi, ne ipotizza le cause e suggerisce di osservarli come un segnale di allarme. Uno strumento in più, insomma, per una diagnosi precoce che permette di affrontare prima la malattia e, soprattutto, di ridurre i contagi.

Potete scaricare l’articolo qui, in formato .pdf:
Bergamo Salute – Febbraio 2021 – Sergio Signorelli – Perdita di olfatto e gusto

Mentre qui potete trovarlo nel sito di Bergamo Salute:
https://www.bgsalute.it/58-2021/3491-perdita-di-gusto-e-olfatto-uno-dei-primi-campanelli-d-allarme-nell-infezione-da-covid-19?fbclid=IwAR1moUy2eCD6YgHObQI8Lzig4KIx60I_QOeV4NFD8uMd9NHDGxbda8Q3Qzc

 

Politerapica è a Seriate, in Via Nazionale 93
Per informazioni e prenotazioni: Tel. 035.298468

 

 

24 Gennaio 2021
Infarto del miocardio

Infarto del miocardio, una gravissima patologia per la quale il pericolo di vita è reale e incombente. Anche in tempo di Covid. Il fattore tempo è determinante. Ne parla il Dott. Fernando Scudiero, cardiologo interventista, in un articolo pubblicato sulla Pagina della Salute de l’Eco di Bergamo. Che lancia un allarme: in questi mesi, i ricoveri sono quasi dimezzati e le morti triplicate. La paura del Covid tiene lontani dagli ospedali e ritarda i tempi di intervento.

Il Dott. Scudiero è specialista in malattie dell’apparato cardiovascolare, dirigente medico dell’Unità operativa complessa di Cardiologia e Unità coronarica dell’Asst Bergamo Est, convenzionata con Politerapica – Terapie della Salute. Presso la nostra struttura, svolge attività medico-specialistica di cardiologia.

Infarto del miocardio. Di cosa parliamo

Fa una premessa importante il Dott. Scudiero:
Le malattie cardiovascolari – dice – sono la prima causa di morte in Italia con 24.000 decessi all’anno e sono 7,5 milioni le persone che nel nostro Paese hanno a che fare con problematiche legate alla salute del cuore.

E aggiunge, spiegando:
La principale tra queste è l’infarto miocardico che si verifica quando un coagulo interrompe improvvisamente il flusso di sangue all’interno di un’arteria coronaria, vaso che porta l’ossigeno a una parte del muscolo cardiaco. L’interruzione del flusso di sangue con il protrarsi dei minuti e delle ore può danneggiare o distruggere una parte del muscolo cardiaco. Tuttavia, se la circolazione viene ripristinata in tempi brevi, il danno può essere limitato o addirittura evitato”.

Angioplastica coronarica. Fattore tempo

L’angioplastica coronarica è la migliore cura per l’inifarto del miocardio e il Dott. Scudiero la descrive bene, in modo semplice ma preciso. Si tratta di una procedura sicuramente complessa ma mininvasiva che si esegue a paziente sveglio. Il problema è il fattore tempo!

Racconta ancora il nostro specialista:
Quando l’angioplastica viene effettuata entro poche ore dall’insorgenza dei sintomi, rappresenta un intervento salva vita, riduce il rischio di recidiva di infarto e migliora la sopravvivenza e la qualità di vita. In caso contrario, l’infarto può essere fatale. Questo accade spesso quando le persone confondono i sintomi con una malattia meno grave, come l’indigestione, e ritardano l’accesso in ospedale.

Sintomi e “Rete dell’infarto”

Spiega il Dott. Scudiero:
“La sintomatologia tipica, campanello di allarme della malattia, soprattutto se insorge a riposo, consiste in un forte dolore al petto o alla bocca dello stomaco, generalmente irradiato al braccio o al collo”.

E prosegue:
“Una volta che il paziente, dopo aver riconosciuto i sintomi, allerta il servizio di emergenza territoriale e viene preso in carico dai soccorsi, si attiva la «Rete dell’Infarto» che in caso di conferma della diagnosi, tramite esecuzione di elettrocardiogramma, provvede al trasporto presso l’ospedale più vicino fornito di servizio di emodinamica H24 e 365 giorni l’anno, per eseguire l’angioplastica: prima si interviene, prima il sangue torna al cuore“.

Patologie tempo-dipendenti. Sappiamo curarle

Sappiamo curare le patologie tempo-dipendenti come l’infarto del miocardio e l’ictus. Lo facciamo con codici e procedure validate.  Le possibilità di successo sono notevoli. Eppure…

… eppure – racconta il Dott. Fernando Scudiero – la paura del contagio da Covid-19 ha allontanato molti pazienti dagli ospedali, con conseguenze drammatiche e in molti casi tragiche. La diffidenza, nonostante il grande sforzo per mantenere attivi tutti i percorsi di diagnosi e cura, di emergenza o urgenza, rischia di vanificare i risultati ottenuti con terapie all’avanguardia e gli sforzi investiti nella prevenzione delle patologie cardiovascolari durante gli ultimi venti anni.

E aggiunge:
Il calo più evidente negli accessi in ospedale ha riguardato proprio l’infarto miocardico acuto, con una riduzione dei ricoveri superiore al 60%. Non solo i pazienti si presentano in numero ridotto, ma anche in ritardo, un ritardo deleterio e talora fatale che impedisce il trattamento tempestivo di una patologia in cui il fattore tempo è cruciale”.

L’epidemia della paura

L’epidemia della paura – conclude il dott. Scudiero – si diffonde più veloce del virus e silenziosamente miete vittime
anonime, morti che possiamo e dobbiamo evitare grazie allo sforzo collettivo, alla corretta informazione e alla  promozione della salute. Abbiamo innalzato vetri di plexiglass, misurato distanze ed interposto mascherine tra noi ma mai come ora c’è bisogno di fiducia e vicinanza“.

Un articolo che merita di essere letto tutto, per intero, e poi letto ancora. Non solo: merita di essere fatto leggere. Nel Covid, oltre il Covid!

Può essere scaricato sui in formato .pdf:
L’Eco di Bergamo – 24.01.2021 – Scudiero, infarto – Completo

Lo trovate qui, in formato .jpg:

L'Eco di Bergamo - 24.01.2021 - Scudiero, infarto - Completo_page-0001

L’Eco di Bergamo – 24.01.2021 – Scudiero, infarto – Completo_page-0001

6 Gennaio 2021
I vaccini hanno cambiato la storia umana

I vaccini hanno cambiato la storia umana, insieme agli antibiotici. Lo racconta Paolo Mazzarello, ordinario di Storia della medicina all’Università di Pavia, nell’articolo-intervista su l’Eco di Bergamo del 4 gennaio, firmato da Franco Cattaneo.

E’ una posizionne da sempre sostenuta da Politerapica che ne ha fatto oggetto di diversi interventi di sensibilizzazione sul territorio bergamasco. Tra questi, due convegni pubblici. Uno di essi, tenuto con la presenza delle Forze dell’Ordine per assicurare l’incolumità di relatori e organizzatori!

 

Il significato storico

Alla domanda del giornalista sul significato storico dello strumento vaccinale, il Prof. Mazzarello risponde:

Nella storia umana ci sono stati due eventi che in assoluto hanno consentito di allungare significativamente la  vita media delle popolazioni: le vaccinazioni e gli antibiotici. In epoca romana l’età media non superava i 25 anni e nell’800 era forse raddoppiata.

E aggiunge:

Il divenire dell’uomo non viene raccontato attraverso le epidemie, cosa che invece andrebbe fatta, perché ci spiegherebbe l’assurdità di atteggiamenti preventivi ostili alla scienza. Le vaccinazioni si sono rivelate fra le procedure più sicure della medicina moderna.

Il vaiolo, un virus tremendo

Spiega ancora lo storico:

(La vaccinazione) contro il vaiolo, la scoperta di Jenner, è stata un punto di svolta. Basti pensare che il vaiolo, un virus tremendo, espandendosi improvvisamente, ha fatto, lungo la storia umana, milioni e milioni di morti. Alcuni studi ci dicono che tracce della malattia sono state trovate nelle mummie egizie.

La peste Antonina, che fra il 160 e il 180 d.C. ha sconvolto l’impero romano, era probabilmente un’epidemia di vaiolo. Il virus era diffusissimo nel ‘700. Il 30-40% della popolazione colpita moriva e frequentemente i sopravvissuti diventavano ciechi. Molte le vittime altolocate come Luigi XV di Francia.

E precisa:

Il vaiolo è stato il primo morbo contagioso scomparso dalla faccia della terra, un risultato ottenuto dopo la grande campagna mondiale lanciata dall’Oms nel 1967 che in 10 anni ha debellato la malattia.

Anche gli stratagemmi a volte servono

La storia delle vaccinazioni comprende anche un capitolo tutto lombardo che vede protagonista il Dott. Luigi Sacco. Continua a raccontare il Prof. Paolo Mazzarello:

Sull’onda delle osservazioni di Jenner, questo medico, a inizio ‘800, riscontra la presenza di vacche con pustole nelle campagne al confine fra Lombardia e Svizzera. Riesce a convincere le autorità a organizzare una vaccinazione di massa. Un’iniziativa straordinaria, che coinvolge un milione e mezzo di persone in un territorio in cui la vita media era molto bassa: si arrivava tranquillamentena 10 figli per famiglia nella speranza di vederne sopravvivere almeno un paio.

E ci riesce anche con uno stratagemma: scrive una falsa omelia accreditandone la paternità a un falso vescovo di una città inesistente, Goldstadt, in cui si esorta il popolo ad accogliere il verbo suadente della vaccinazione.

Il tempo delle vacinazioni di massa

Prosegue l’intervista e il Prof. Mazzarello racconta:

Poi, con il tempo, abbiamo avuto tanti vaccini che coprono ormai una buona percentuale delle malattie contagiose. Penso, per esempio, all’importanza avuta dall’antopoliomielite, a partire dai primi anni ’60 del secolo scorso.

E afferma con sicurezza

In definitiva, possiamo ribadire senza tema di smentita che la procedura di immunizzazione ha salvato milioni di individui, contribuendo ad allungare di decenni la vita media della popolazione mondiale, fornendo così enormi vantaggi individuali e sociali.

Col Covid un’importante riflessione

La pandemia da Covid-19 è una tragedia per l’umanità ma il docente, concludendo il suo intervento, lancia un appello:

Il Covid dovrebbe rappresentare l’occasione per rileggere la storia anche attraverso il nesso che lega demografia, medicina, sviluppo civile.

Un articolo da leggere

Qui è possibile scaricare l’articolo integrale in formato .pdf:
L’Eco di Bergamo – 4.1.2020 – Storia dei vaccini – Comp

 

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4 Gennaio 2021
Arriva il vaccino

Arriva il vaccino contro il Covid-19. Una tappa fondamentale per debellare questo terribile flagello che ha colpito l’intero Pianeta. Non è però finita qui. Ci sono ancora passaggi importanti e diverse cose da fare. Occorre ancora tempo e fatica.

Lo racconta l’Eco di Bergamo nella sua Pagina della Salute di Domenica 3 dicembre, con un articolo dal titolo L’anno del vaccino per tutti ma le precauzioni restano, firmato da Silvana Logozzo. Il sottotitolo chiarisce da subito i contenuti del pezzo: Covid-19. Gli scienziati avvertono: la vittoria non è dietro l’angolo, per tutto il 2021 bisognerà mantenere le misure di contenimento del virus.

Parlano gli scienziati

Si entra subito in argomento:

Se fino a sei mesi fa il sogno di libertà stava tutto nell’immagine di una fiala con il vaccino, adesso che la campagna vaccinale è partita, gli scienziati avvertono: la vittoria non è dietro l’angolo, per tutto l’anno appena iniziato bisognerà mantenere le misure di contenimento del virus. Nessuna esclusa. Impensabile ipotizzare di tornare subito a fare il tifo negli stadi, di organizzare pranzi domenicali con la tavola gremita di parenti. 

Lo spiega il professor Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, Roberto Speranza, e professore di
Igiene e Medicina preventiva alla Cattolica di Roma:

«L’inizio della campagna vaccinale non significa che il nostro comportamento possa cambiare rispetto alla protezione dal virus: per tutto il 2021 le misure resteranno uguali ad adesso, dal distanziamento fisico alle mascherine, all’igiene delle mani. Ma con le vaccinazioni cominceremo ad avere meno morti e meno malati, e questo rassicurerà tutti».

Prudenza è la parola d’ordine

Prosegue Silvana Logozzo

E «prudenza» è la parola d’ordine che tutti gli esperti usano, perchè il vaccino non è una «bacchetta magica». A cominciare da chi l’inoculazione l’ha ricevuta tra i primi, il 27 dicembre scorso: «Se uno vede i malati gravi di Covid rispetta il virus, si vuole vaccinare. Ho visto tanta sofferenza in ospedale, siamo preoccupati per tutte queste polmoniti, non posso che invitare tutti a continuare ad essere scrupolosi», esorta Carlo Tascini, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale Santa Misericordia di Udine.

«Aver fatto la vaccinazione è una sensazione positiva – aggiunge Tascini -, l’umore è buono, ma questo è un periodo delicato, va specificato che non ne siamo fuori. Ora più persone si vaccinano e meglio è, anche se dipende da quanti vaccini avremo a disposizione»

Sulla stessa linea di pensiero

La giornalista trova sulla stessa linea di pensiero Giovanni Corrao, professore di Statistica Medica all’Università Milano Bicocca. Aggiungendo poi che ci sono anche motivi di incoraggiamento come afferma Patrizia Laurenti, direttore dell’Unità operativa complessa di Igiene Ospedaliera al Policlinico Gemelli Irccs di Roma

«Se tutti aderiscono alla campagna vaccinale, si continuano a tenere i comportamenti di contenimento e i contagi crollano, per questa estate probabilmente si potrà cominciare a togliere la mascherina almeno all’aperto. Con questi strumenti formidabili di protezione, l’epidemia sarà vinta entro il 2021». 

Un articolo da leggere cono attenzione

Un articolo da leggere con attenzione e da leggere ancora per poi farlo leggere anche a familiari, parenti e conoscenti.

Lo trovate qui, in formato .pdf:
L’Eco di Bergamo – 3.1.2020 – L’anno del vaccino Def