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Tag: Medicina Vicina

28 Maggio 2023
Conosciamo le varici con il Dott. Foresti

Conosciamo le varici con il prezioso contributo del Dott. Davide Foresti, Chirurgo vascolare in Politerapica (e non solo). Su questa malattia, la Pagina della Salute de l’Eco di Bergamo ha pubblicato un ampio articolo curato, appunto, dal Dott. Foresti.

Lo trovate qui: L’Eco di Bergamo – 28.05.2023 – Varici, Foresti – Def

Conosciamo dunque le varici con il Dott. Foresti

Ci accompagna un passo dopo l’altro a conoscere le varici, il Dott. Foresti. E comincia dicendoci che queste sono una delle malattie che fanno parte dell’insufficienza venosa cronica. Parliamo delle varici agli arti inferiori e, in particolare, a carico delle vene safene. Colpiscono il 35-40% della popolazione soprattutto femminile. La percentruale può poi superare il 40% nelle donne oltre i 50 anni.

Poi entra un po’ più nell’argomento e spiega che le varici possono essere definite come una dilatazione permanente di una vena. La vena assume anche un decorso tortuoso e le sue pareti subiscono un’alterazione associata ad infiammazione. Le cause di questa malattia sono soprattutto genetiche e quindi la familiarità è un elemento da tenere in considerazione. Possono però essere anche favorite da attività lavorativa sedentaria, assetto ormonale (sono note le varici successive alla gravidanza), sovrappeso e fumo.

Le varici potrebbero essere anche conseguenza di altre patologie come la trombosi venosa profonda e la malformazione arteovenosa (questa è la più rara). Lo specialista, in fase di diagnosi, dovrà distinguere tra le diverse cause perché ognuna avrà un diverso percorso terapeutico.

Il ruolo dell’ecocolordoppler

Il problema è quasi sempre solo estetico, prosegue il Dott. Foresti. A volte però si manifesta anche con sintomi lievi e meno lievi fino a condizioni che possono procurare problemi anche seri. Si comincia con pesantezza, edema, gonfiore. Nei casi più importanti, possono presentarsi anche formicolii e crampi notturni. Ci sono poi anche possibili complicanze. Queste possono essere flebite, nel 3% dei casi, emorragie o ulcerazioni, entrambe in circa l’1%.

Per la diagnosi è importante l’esame con ecocolordoppler. Questo strumento permette di comprendere in modo corretto la causa delle varici e
quindi il miglior trattamento terapeutico. L’ecocolordoppler diventa poi indispensabile allo specialista per impostare l’adeguato approccio chirurgico. Il Doppler, infatti, è uno strumento che permette di valutare in modo rapido, efficace e riproducibile la emodinamica delle vene superficiali e scegliere il trattamento più idoneo e mirato.

Ogni chirurgo vascolare deve quindi essere anche un abile ecografista e deve eseguire sempre in prima persona questo esame insieme alla diagnosi e alla pianificazione dell’intervento.

Terapia medica e chirurgica

La prima cura per le varici è quella medica. La chirurgia viene riservata ai casi in cui si presentino le complicanze o quando i sintomi non diminuiscono con la terapia medica. L’approccio chirurgico può essere di due tipi: conservativo o ablativo. È ablativo quando si asporta la vena  o quando la si oblitera (la si chiude). È invece conservativo quando si preserva il patrimonio venoso.

Nella terapia chirurgica si aprono oggi nuovi scenari con grandi vantaggi per il paziente, precisa Davide Foresti. L’innovazione principale negli ultimi anni è rappresentata dalle tecniche endovascolari di chiusura meccanica e chimica di segmenti delle safene. Sono tecniche che rivoluzionano il tradizionale approccio sclerosante e rispetto a questa migliorano molto gli effetti a lungo termine.

 

27 Maggio 2023
Anca artrosi e protesi

Anca, artrosi, e protesi sono tre parole che a volte stanno insieme. Certo, quando succede possiamo proprio dire che siano dolori. Saperne di più, però, può aiutare molto. A prendersi cura del problema nel modo giusto, tanto per iniziare. E poi pure a prevenire. E il Dott. Rocco D’Apolito, Ortopedico in Politerapica, lo racconta proprio bene e in modo chiaro.

Lo scorso 22 maggio, è stato ospite di Bergamo TV proprio per questo. Qui la trasmissione completa:

Il Dott. Rocco D’Apolito collabora con Politerapica dall’inizo del 2023. Da molto prima lavora presso l’Unità Operativa di Chirurgia dell’Anca 1 dell”IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio. Qui si occupa prevalentemente di chirurgia dell’anca e del ginocchio.

Anca, artrosi e protesi. Partiamo dall’inizio

L’artrosi dell’anca è una malattia cronico degenerativa dell’articolazione dell’anca. Comporta il deterioramento della cartilagine che è la superficie di rivestimento dell’articolazione. In questo caso, parliamo della cartilagine che riveste la testa del femore e l’acetabolo. Queste sono le due superifici articolari che si affrontano nell’anca e che permettono il movimento articolare.

L’artrosi non è causata solo dall’avanzare dell’età. L’età è sì un fattore di rischio dell’artrosi dell’anca. Questa patologia infatti si presenta sempre di più con l’avanzare degli anni. Vi sono però anche altre cause. Obesità, tipo di attività svolte, precedenti interventi o traumi dell’anca, malattie dell’infanzia come la displasia dell’anca sono tra queste. Tra le attività che possono favorire l’artrosi d’anca ci sono le attività che determinano un grosso coinvolgimento dell’articolazione. E anche quelle con movimenti che a lungo andare compromettono la cartilagine. Per esempio, il tennis o le arti marziali che prevedono movimenti molto ampi di questa articolazione.

Con l’artrosi si può convivere. Dipende dal grado di gravità della malattia. Quando il grado diventa elevato, può essere compromessa in modo pesante la qualità della vita della persona che ne è colpita.

L’artrosi si può prevenire o rallentare nella sua progressione. Si può agire sul peso corporeo, per esempio, o sul tipo di attività svolte, riducendo o eliminando quelle ad alto impatto. Ci sono invece attività può far bene praticare e che sono a basso impatto. Per esempio, la camminata in piano, la bicicletta o il nuoto. Permettono di mantenere un buon allenamento dell’articolazione e della sua muscolatura e, allo stesso tempo, danno una sollecitazione inferiore rispetto ad altre attività. Possono addirittura rallentare l’evoluzione dell’artrosi o aiutare a conviverci.

Dolore e limitazione funzionale

I sintomi dell’artrosi sono sostanzialmente due: dolore e limitazione funzionale. Il dolore è caratteristico. Si manifesta in regione sub-inguinale e nell’interno coscia e può irradiarsi fino al ginocchio. Non si manifesta solo nella camminata ma anche quando si sta seduti a lungo o quando ci si rialza dopo essere stati seduti a lungo. Anche quando si sale e si scende dalla macchina. Molto spesso, poi, c’è difficoltà a indossare le scarpe o mettere le calze.

Nella fase iniziale, l’artrosi dell’anca si può curare con la modifica delle attività ad alto impatto e l’adozione di antinfiammatori. Questi però agiscono solo sui sintomi e non possono portare alla guarigione. Le infiltrazioni possono essere efficaci. Possono essere di acido ialuroniuco o , in casi selezionati, di altro tipo. Per i casi di artrosi avanzata, peraltro, anche queste hanno scarso effetto. A quel punto, bisogna cominciare a pensare all’intervento chirurgico.

Anca, artrosi e protesi. Quando l’intervento è necessario

Quando il dolore è costante o quotidiano al punto da necessitare di antidolorifici ogni giorno ed è accompagnato da limitazione funzionale nelle attività di tutti i giorni, si deve prendere in considerazione l’intervento di protesi. Ovviamente, dopo tutti i necessari esami radiologici che permettono una valutazione attenta delle strutture anatomiche della persona e del loro effettivo deterioramento.

Le tecniche chirurgiche hanno fatto passi da gigante. L’intervento di protesi d’anca è un intervento di successo. 15 anni fa è stato definito l’intervento del secolo perché permette la ripresa delle attività quotidiane e una vita quasi normale o normale. Nel corso degli anni, ha subito notevoli evoluzioni nei materiali che sono biocompatibili e molto resistenti all’usura. Permettono quindi una maggior sopravvivenza degli impianti. Sono evolute però anche le tecniche. Quelle chirurgiche e quelle di approccio all’intervento e al paziente. Oggi gli approcci sono anteriore, laterale e posteriore. Il più utilizzato è il posteriore. L’anteriore è in crescita. Le protesi sono diverse per materiali, taglie e forme. Anche per diversi metodi di fissazione. Ci sono protesi cementate e protesi non cementate.

C’è stata anche una notevole evoluzione nel controllo del dolore e nella ripresa. Il paziente può alzarsi lo stesso giorno o al massimo il giorno dopo. Il percorso riabilitativo è variabile e personalizzato sul singolo paziente.

E’ sempre necessario il follow-up: visite di controllo periodiche per verificare la condizione.

 

Il Dott. Rocco D’Apolito, specialista in Ortopedia e Traumatologia, visita in Politerapica, a Seriate, in Via Nazionale 93. Per informazioni e appuntamenti, Tel. 035.298468.

 

 

11 Maggio 2023
Convenzione tra Fasdac e Politerapica

Tra Fasdac e Politerapica è stata stipulata una convenzione. Si tratta della prima convenzione stipulata dalla nostra struttura che prevede il rimborso in forma diretta. Procede così il nostro sforzo di essere sempre più vicini al territorio.

Fasdac

Il Fondo di Assistenza Sanitaria per i dirigenti delle aziende commerciali è un Ente che fornisce assistenza ai suoi iscritti per l’accesso a servizi sanitari. Gli aderenti sono dirigenti di aziende commerciali ma anche di aziende di trasporto e spedizione. Vi sono poi aziende del settore alberghiero oltre a quelle che si occupano di magazzini generali e le agenzie marittime.

Nel loro sito si legge che l’Ente è un soggertto collettivo no profit e opera accanto al Servizio Sanitario Nazionale. Si legge poi che non è solo un valido istituto di autotutela in favore della categoria dei dirigenti ma un patrimonio della mutualità integrativa del Paese. Il Fasdac ha lo scopo di provvedere al rimborso delle spese sanitarie. Queste comprendono le spese relative alla prevenzione e quelle a carattere sociosanitario

Convenzione tra Fasdac e Politerapica

La convenzione tra Fasdac e Politerapica prevede il rimborso diretto. Questo significa che gli iscritti al fondo possono accedere ai nostri servizi senza doverne sostenere il costo completo ma solo quello della quota a loro carico. Fasdac provvede poi a pagare a Politerapica l’importo totale. Questa è una novità per Politerapica. Si tratta infatti della prima convenzione di questo genere che stipuliamo. Abbiamo scelto di procedere in questa direzionie per rendere le nostre prestazioni sempre più accessibili.

Ci riferiamo in particolare alle prestazioni specialistiche. Sono prestazioni di eccellenza, fornite con competenza e professionalità ma anche con tanta umanità. Da noi il paziente trova un clima cordiale e attento. Noi lo accogliamo e lo accompagnamo nel percorso di diagnosi e cura. Gli mettiamo a disposizione visite specialistiche e prestazioni diagnostiche con cortesia e simpatia.

Gli siamo vicini, insomma. Perché Politerapica è Medicina Vicina.

Politerapica è a Seriate, in Via Nazionale 93. Per informazioni e prenotazioni, tel. 035.298468

 

27 Aprile 2023
Professioniste sanitarie di eccellenza in Politerapica

Abbiamo due nuove professioniste sanitarie di eccellenza in Politerapica. Sono la Dott.ssa Sara Bonaita, Infermiera e la Dott.ssa Martina Pezzoli, Fisioterapista. Sono entrambe brave, preparate e capaci di lavorare in gruppo. E poi sono piene di voglia. Quella voglia di mettersi in gioco da protagoniste che rende preziose le persone come loro nel mondo del lavoro. Preziose per colleghi e colleghe e per la struttura. Soprattutto però preziose per i nostri pazienti.

Sì, perché i pazienti non sono clienti: sono persone. Persone che hanno problemi di salute e che per questo non cercano un servizio ma hanno invece bisogno di essere prese in carico e accompagnate nel modo migliore. Non solo quello sanitario ma anche quello umano.

Due nuove professioniste sanitarie di eccellenza in Politerapica

La Dott.ssa Sara Bonaita è un’infermiera molto particolare. Si è laureata alla Humanitas University – Sede di Bergamo. Subito dopo ha iniziato a lavorare in sala operatoria presso la Humanitas Gavazzeni. Ha poi pensato che a lei questa professione piace molto ma fuori dall’ambiente ospedaliero. E’ una persona molto concreta e sa andare subito al punto. Lo fa con cortesia e con molta disponibilità ma ha chiaro come procedere e quali siano i risultati attesi.

La persona giusta per Politerapica, insomma

Anche la Dott.ssa Martina Pezzoli è una fisioterapista molto particolare. Si è laureata all’Università Vita Salute San Raffaele di Milano e ha poi conseguito il Master Unicversitario di 1° livello in Terapia Manuale e Fisioterapia Muscoloscheletrica presso l’Università di Chieti. Anche lei però ha capito di amare la sua professione in un modo un po’ particolare e ha deciso di occuparsi di riabilitazione del pavimento pelvico. E a questo proposito, ha conseguito il diploma di Esperta di Riabilitazione Pelvi-Perineale alla Edi-Academy con due docenti di eccezione: la Dott.ssa Donatella Giraudo e il Prof. Gianfranco Lamberti. E’ una persona gentile ma con grinta, come si dice.

E pure lei è la persona giusta per lavorare in Politerapica

Sì, perché in Politerapica lavoriamo avendo chiere alcune cose. Da noi il paziente è al centro. Al centro del gruppo. E quyindi è necessario lavorare insieme perché ognuno porti il suo contributo al lavoro di tutti nell’interesse del paziente. E deve essere un contributyo qualificato, portato con determinazione, voglia di esserci e di essere parte della buiona qualità del lavoro di tutti.

Soprattutto della buona qualità con la quale rispondiamo ai bisogni di chi si rivolge a noi.

Due risorse preziose

La Dott.ssa Bonaita e la Dott.ssa Pezzoli sono due nuove professioniste sanitarie di eccellenza in Politerapica. E noli ne siamo orgogliosi.

Due risorse prezione per Politerapica e per i molti altri professionisti di eccellenza che già fanno parte della nostra struttura. E poi, due risorse preziose per i nostri pazienti e per il nostro territorio. Perché noi di Politerapica ci consideriamo una parte del territorio e, in qualche modo, a suo servizio. Per questo, insieme ad amministrazioni pubbliche, istituzioni sanitarie, associazioni, professionisti e enti che vi operano, non smettiamo di organizzare attività che contribuiscano a diffondere la cultura della salute tra i cittadini.

 

27 Aprile 2023
Quando aerosolterapia serve davvero

Il Dott. Sergio Clarizia, Pediatra in Politerapica, interviene sulla rivista Bergamo Salute per spiegare quando l’aerosolterapia serve davvero. Sì perché la terapia con aerosol è una pratica molto usata ma non sempre nel modo giusto. Il suo abuso o il suo uso scorretto può anche essere causa di problemi. Lo racconta bene il Dott. Clarizia che non perde occasione per dare anche preziosi consigli su come curare in modo corretto diversi malanni dei bambini. Ed è brava la giornalista, Viola Compostella, ad esporre nel modo più efficace i molti contenuti e suggerimenti.

Qui si può scaricare l’articolo completo: Bergamo Salute 27.4.2023 – Aerosolterapia quando serve davvero. Dott. Clarizia

Intanto non serve per raffreddore e tosse

L’aerosol non serve per raffreddore e tosse. E non servono altre medicine. Lo dice in modo chiaro il nostro Pediatra. Questi sono malanni che guariscono da soli nel giro di qualche giorno. Lo stesso vale per l’influenza se non si verificano complicazioni. Se il bimbo ha la febbre che arriva a 38,5, si somministra un farmaco per abbassarla e si aspetta che passi, giocando con lui, leggendo un libro raccontandop fiabe e… portando pazienza.

Per liberare il nasino sono sufficienti dei lavaggi con soluzione fisiologica o con soluzione ipertonica. Per aiutare il piccolo a respirare meglio, inoltre, è opportuno che il tasso di umidità nel locale dove gioca e riposa sia compreso tra il 40% e il 60%. Se l’aria è molto secca, si potranno utilizzare gli umidificatori; se invece il tasso di umidità è troppo alto, come può accadere in zone lacustri o marittime, si potrà usare (al bisogno) un deumidificatore.

Insomma, le mamme hanno molti strumenti a disposzione contro questi disturbi ma tra questi non ci sono aerosol e farmaci. Meno ancora gli antibiotici! Bisogna evitare il ricorso a questi farmaci quando non è necessario. E questo lo decide il medico.

E a proposito del medico… è vietato il fai da te!

Quando l’aerosol serve davvero lo decide il medico. L’aerosol è una terapia, non lo dobbiamo dimenticare. E il fai da te, quando si tratta di farmaci e terapie, è assolutamente sconsigliato. Anzi, aggiunge il Dott. Clarizia, è da evitare sempre, tanto più se riguarda bambini molto piccoli.

L’aerosol deve essere utilizzato solo se il pediatra che ha visitato il bimbo lo ritiene necessario o comunica alla famiglia di eseguirlo in modo autonomo in caso di sintomi ricorrenti. Bisogna seguire in modo scrupoloso le sue indicazioni per quanto riguarda i farmaci da nebulizzare, le dosi, la frequenza delle sedute e la durata complessiva della cura. Anche quando il bimbo ha già avuto un episodio simile nelle settimane o nei mesi precedenti e il genitore pensa di sapere già qual è la terapia da somministrare. E’ sempre opportuno rivolgersi al pediatra, sia per una diagnosi – non è detto che quello in corso sia lo stesso disturbo avuto in precedenza – sia per ricevere indicazioni corrette sull’eventuale terapia da eseguire.  Soprattutto per bimbi sotto l’anno di età.

Quando l’aerosolterapia serve davvero. Asma e broncospasmo

L’aerosolterapia serve davvero – anzi, è una terapia fondamentale – quando abbiamo bambini asmatici che soffrono di infiammazioni bronchiali e broncospasmo. Per combattere l’infiammazione dei bronchi vengono nebulizzati antinfiammatori (oggi i più utilizzati sono i cortisonici), mentre per il broncospasmo si ricorre ai broncodilatatori.

Con l’aerosolterapia, il farmaco viene nebulizzato, ovvero spezzettato in minuscole particelle che, proprio per le loro dimensioni ridotte, riescono a penetrare nelle vie respiratorie più basse. Così il principio attivo viene trasportato proprio dove è necessario e agisce più rapidamente, dato che per via inalatoria il percorso del farmaco è più breve. In questo modo si ottiene un beneficio maggiore e si riducono i potenziali effetti collaterali.

Il ricorso all’aerosol è indicato, inoltre, per i bambini che soffrono di laringiti o laringospasmo e nei bambini affetti da malattie croniche, come la fibrosi cistica. Per i bambini che soffrono di bronchite asmatica e devono sottoporsi con una certa frequenza ad aerosolterapia, esiste un altro strumento che permette di somministrare i farmaci per via inalatoria e presenta gli stessi vantaggi dell’apparecchio per aerosol. Si tratta del distanziatore, un accessorio di forma cilindrica che, applicato alla bomboletta spray che contiene la medicina, trattiene il farmaco nebulizzato, in modo tale che il bimbo lo possa inspirare tramite una mascherina, nell’arco di cinque o sei respiri, conclude il dottor Clarizia.

 

 

20 Aprile 2023
Politerapica e Basket Pedrengo contro la scoliosi

Politerapica e ASD Basket Pedrengo insieme contro la scoliosi. Quella dei giovani atleti dell’associazione. Insieme, giocando d’anticipo. Così, Lunedì 8 maggio, dalle 15 alle 20, presso la sede di Politerapica, bambini e ragazzi da 9 a 14 anni di ASD Basket Pedrengo potranno sottoporsi a screening della scoliosi. Perché saperlo prima, è meglio. Soprattutto quando si parla di scoliosi in età evolutiva. A questa età, infatti, si può intervenire con buone possibilità di successo.

Le valutazioni sono svolte a titolo gratuito. L’iniziativa infatti rientra nel rapporto di collaborazione tra ASD Pedrengo e Politerapica, iniziato qualche mese fa e che vogliamo prosegua nel tempo, fianco a fianco, a favore dei suoi iscritti.

Qui il documento di annuncio con tutti i dettagli: Politerapica – ASD Basket Pedrengo. Screening scoliosi in età evolutiva

L’attività è condotta da Elena Bratti e da Camilla Mazzoleni, due Fisioterapiste esperte. Con loro ci sarà anche Simona Ionio, Dottoressa in Scienze Motorie e Massoterapista. Sono tre professioniste che collaborano con Politerapica da molto tempo e di cui siamo orgogliosi.

La società sportiva sta raccoglieno le adesioni e mentre scriviamo, sono già 30 i bambini iscritti allo screening. Noi, per non farci trovare impreparati, abbiamo già pensato che, se necessario, continueremo a svolgere le valutazioni asnche Lunedì 15 Maggio.

La scoliosi

Il fatto è che la scoliosi pè una “brutta bestia”. Ne parlava molto bene la Dott.ssa Francesca Lancini, Fisiatra esperta di questa patologia, in un articolo pubblicato poco tempo fa da l’Eco di Bergamo. Il nostro corpo ha come sostegno centrale la colonna vertebrale. Questa è un po’ come l’albero maestro di una nave. Ed è fatta per avere tre curva guardandola di fianco e per essere bene diritta guardandola di fronte.

Diritta, appunto. Alla sua base si articola col bacino da cui partono gli arti inferiori, quelli che noi chiamiamo gambe. Dall’altra parte si articola col cingolo scapolare da cui partono glio arti superiori, quelli che noi chiamiamo braccia. Sopra c’è il cranio, la testa. E’ chiaro che, se invece di essere bella diritta, si curva, cambierà l’equilibrio del bacino e delle spalle a gli arti lavoreranno in modo anomalo. Come conseguenza, le articolazioni di anca, ginocchio e caviglia, per esempio, avranno carichi diversi. Potranno col tempo deformarsi e impedire la corretta posizione in piedi o il cammino. Da qui ai dolori, il passo potrebbe essere breve.

Questa però è solo una delle molte conseguenze di una scoliosi. Il punto è che si altera un po’ tutto l’equilibrio dello scheletro e questo può provocare diversi disturbi. Senza dimenticare che una colonna storta all’interno del torace potrebbe alterare la corretta poszione degli organi interni. E anche qui potrebbero poi nascere problemi. Pure seri. Lo stomaco schiacciato, per esempio, potrebbe lavorare male e rendere complicata la digestione. Lo stesso potrebbe succedere a polmoni, cuore, fegato, intestino e via discorrendo. Ognuno di questi organi, se non posizionato in modo corretto a causa di una colonna non diritta che altera lo spazio all’interno del tronco, potrebbe non lavorare bene e non svolgere bene la sua funzione.

Politerapica e Basket Pedrengo contro la scoliosi

Prendere la scoliosi da piccoli, quando non si è ancora stabilizzata, permette di intervenire con buone possibilità di successo. Riconoscere un atteggiamento scoliotico (che non è ancora scoliosi) e correggerne le cause permette di evitare che diventi, appunto, scoliosi. Qui sta la ragione dell’iniziativa di Politerapica e ASD Basket Pedrengo. Un’iniziativa che trova una ragione in più nel fatto che si rivolga a giovani sportivi, bambini e ragazzi che coltivano la salute anche nell’attività sportiva.

La salute, appunto. Anche quella della colonna, in questo caso. Ma non ci fermiamo certo qui…

6 Aprile 2023
Un chirurgo toracico in Politerapica

In Politerapica arriva un chirurgo toracico. Si tratta del Dott. Giuseppe Chiesa, veterano di questa specialità, cui si dedica da oltre 40 anni e nella quale ha maturato e continua a maturare straordinarie esperienze e competenza.

E già questa è una bella notizia per noi. Lo è ancora di più, però, perché si accompagna ad un’altra. Quella della convenzione tra Politerapica e Lilt Bergamo Onlus che regola la collaborazione del professionista con noi. Sì, perché il Dott. Chiesa – che è anche Vicepresidente di Lilt Bergamo – ha deciso di lavorare in Politerapica, devolvendo all’associazione gli onorari delle prestazioni che svolgerà presso di noi.

E quindi, da una parte, in Politerapica arriva un medico molto preparato, dall’altra, Politerapica introduce una nuova specialità tra quelle che già mette a disposizione del territorio e, dall’altra ancora, si fa sempre più salda la collaborazione tra noi e Lilt Bergamo. E Lilt Bergamo, lo sappiamo, è un’associazione prestigiosa con una lunga storia alle spalle e una grande presenza sul territorio bergamasco.

Giuseppe Chiesa, Chirurgo toracico

Il Dott. Giuseppe Chiesa si è laureato in Medicina e Chirurgia, nel 1981, presso l’Università degli Studi di Pavia, con il massimo dei voti e la lode. Si è quindi specializzato in Chirurgioa toracica, nel 1987, presso l’Università degli Studi di Milano, ancora con il massimo dei voti e la lode.

Da subito si è tuffato nell’attività professionale e da subito ha lavorato presso centri di alto prestigio. Dal 1986 al 1989, presso la Divisione di Chirurgia Toracica e Cardiovascolare De Gasperis dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano. Dal 1989 al 2000 ha ricoperto il ruolo di Aiuto Chirurgo presso la Divisione di Chirurgia Toracica e Cardiovascolare dell’Ospedale San Raffaele di Milano, per undici anni. E dal 2000, è Responsabile della Chirurgia Toracica Mini-invasiva e Videotoracoscopica di Humanitas Gavazzeni, a Bergamo.

Ma non è tutto qui. E’ stato Docente presso la Scuola di Specializzazione di Chirurgia Toracica dell’Università degli Studi di Milano. Nel settembre 1997 ha acquisito l’European Board in Thoracic Surgery superando una rigida selezione internazionale. Dal 1990, inoltre, è coordinatore chirurgo nel gruppo di lavoro per il protocollo di chemioterapia neoadiuvante nel carcinoma polmonare.

A questo si aggiunge la frequenza di centri di eccellenza internazionali all’estero. Ha svolto un soggiorno studio presso il Centro di Chirurgia Toracica dell’Hopital Marie Lannelongue di Parigi. Ha frequentato un corso di aggiornamento sul trapianto polmonare presso il Cedars-Sinai Madical Center a Los Angeles, in California. E’ stato poi anche presso il Centro di Chirurgia Sperimentale IRCAD di Strasburgo, in Francia, dove ha approfondito teoria e pratica della chirurgia robotica toracica.

Inutile dire che è autore di pubblicazioni scientifiche su riviste italiane ed estere.

Il Dott. Giuseppe Chiesa in Politerapica

Il Dott. Chiesa viene in Politerapica con tutta la sua esperienza e competenza di chirurgo toracico. Porta qui però anche tutta la sua umanità e delicatezza. Farà visite di chirurgia toracica e non solo. Con lui stiamo pensando a progetti che riguardino la prevenzione e la diagnosi precoce del cancro ai polmoni. Offriremo così un servizio nuovo al territorio, in questa parte della provincia di Bergamo.

Le idee sono diverse, le difficoltà tante ma siamo carichi di entusiasmo e pensiamo che potremo fare bene insieme. Perché noi lo sappiamo: Insieme si può. Insieme funziona!

24 Marzo 2023
Il Dott. Foresti su aneurisma aorta addominale

Il Dott. Foresti su aneurisma aorta addominale. Sembra il titolo di un film. Stiamo invece parlando di una cosa utile intorno ad un tema serio. Lo scorso 23 marzo, il Dott. Davide Foresti, Chirurgo vascolare in Politerapica, è stato ospite della trasmissione Fattore Bergamo. La Salute su Bergamo TV.

Qui ha parlato di aneurisma dell’aorta addominale. E ha cominciato dicendo che questo è un tema che sta molto a cuore ai chirurghi vascolari. Sono infatti 6.000 le morti all’anno per rottura di questo aneurisma e si potrebbero evitare. Con un’ecografia!

Dodici minuti di trasmissione. Chiari, precisi. Parole semplici per contenuti complessi. E’ andata proprio così. E lo potete vedere qui:

Aneurisma aorta addominale

L’aneurisma è una dilatazione di un vaso di oltre il 50% del suo diametro. L’aorta ha un diametro di 2 cm. Si può dire che c’è un aneurisma quando lo spessore divente di 3 cm.

Oggi, la mortalità per rottura dell’Aorta addominale è molto alta. Il 75% di chi ne è colpito. La rottura dell’aorta addominale, infatti, procura un’emorraggia gravissima che mette in immediato pericolo di vita. Il restante 25% se la cava perché il nostro corpo ha dei meccanismi di difesa. In questo caso, visceri e intestino cercano di fare da tappo alla rottura e in certi casi ci riescono. Questo 25% riesce così ad arrivare in ospedale e ad essere operato, salvandosi. Ma è una condizione molto fortunata. Anche il 75%, però, se la sarebbe potuta cavare se solo avesse fatto al momento opportuno una “banale” ecografia.

Non se ne conoscono le cause

Ancora oggi, non si sa bene quali siano le cause dell’aneurisma dell’aorta addominale. Ci sono diverse ipotesi ma nessuna ancora sicura. Sembra che gli uomini siano più a rischio delle donne. Che dopo i 65 anni di età c’è un aumento molto forte dell’incidenza. Che la razza bianca sia più esposta alla malattia. E che quindi un uomo di razza bianca che ha superato i 65 anni di età ha la massima indicazione a fare un’ecografia dell’aorta addominale. Soprattutti se ha familiarità.

Non ci sono sintomi. Di solito, quando i sintomi si manifestano è quasi troppo tardi. Significa che c’è stata la rottura e l’emorragia è in atto. C’è un segnale però che, in alcuni casi, potrebbe permettere una valutazione precoce. Appoggiando la mano sulla pancia, si avverte una pulsazione.

L’ecografia salva vita

Un’ecografia permetterebbe di riconoscere una dilatazione dell’arteria addominale e da lì si potrebbe iniziare ad eseguire una serie di controlli. Per esempio, un ecocolordoppler degli arti inferiori perché anche lì ci potrebbe essere un’aneurisma. E pure un ecocardiogramma perché anche le arterie coronarie potrebbero avere un aneurisma. Anche un’ecografia delle arterie del collo, le carotidi, perché si è visto che nel 40% di presenza di aneurisma dell’aorta, è presente anche la stenosi di queste arterie.

Una volta triovato l’aneurisma dell’aorta addominale non è sempre necessario intervenire subito con la chirurgia. Inannzi tutto si correla il suo diametro con la possibiltà che si rompa. Possiamo dire che si operano i pazienti che hanno un aneurisma di oltre 5,5 cm di diametro. Che è molto più del 50% in più del diametro normale. Ma ci sono altre condizioni che devono essere valutate e che possono fare decidere per l’esecuzione dell’intervento. La velocità della crescita, per esempio. Se è alta, si decide di intervenire anche prima che sia superato il diametro dei 5,5 cm.

Strategia di cura disegnata sul paziente

In ogni caso, la strategia di cura viene definita sulle condizioni di ogni singolo paziente.

Oggi si tende ad eseguire l’intervento chirurgico con metodiche minivasive. Solo in alcuni casi, si esegue in modo tradizionale, con il taglio, a cielo aperto, come si dice. L’abilità del medico sta nel capire quale approccio dà i migliori risultati a lungo termine.

Il Chirurgo vascolare è anche un “ecografista”. Questo vale sia per la fase di cura medica, sia per quella di diagnosi. Sia per quella successiva all’intervento, quando questo è stato praticato. Il ruolo dell’ecografia – con mezzo di contrasto può arrivare ad avere una definizione quasi pari a quella della TAC con molto minore esposizione radiologica – diventa essenziale per controllare pazienti che sono stati operato con la tecnica endovascolare.

Il Dott. Foresti su aneurisma aorta addominale

“Il Dott. Foresti su aneurisma aorta addominale” allora non è il titolo di un film. Possiamo dire che invece sia una specie di “libretto di istruzioni” televisivo che può aiutare molto.

Il Dott. Davide Foresti, Chirurgo vascolare, visita in Politerapica, a Seriate, in Via Nazionale 93.
Per informazioni e appuntamenti, Tel. 035.298468.

4 Marzo 2023
Artrosi del ginocchio e sono dolori

Viene l’artrosi del ginocchio e sono dolori. Ma ce la possiamo risparmiare. Lo spiega il Dott. Rocco D’Apolito, Ortopedico in Politerapica, su l’Eco di Bergamo. Racconta in modo semplice e chiaro cosa sia l’artrosi del ginocchio che si chiama anche gonartrosi. E che in Italia colpisce un italiano su cinque. Spiega poi perché viene e che disturbi procura. Come si riconosce e come si cura. Soprattutto, però, spiega come si possa prevenire.

Qui si può scaricare l’articolo: L’Eco di Bergamo – 26.2.2023 – Gonartrosi, Dott,. D’Apolito – Def

Artrosi del ginocchio o gonartrosi

“Artrosi del ginocchio e sono dolori”, scrivevamo sopra ed è proprio così.

L’artrosi del ginocchio o gonartrosi è una malattia cronico – degenerativa che produce il progressivo deterioramento dell’articolazione. Comincia così il Dott. D’Apolito. E prosegue precisando che interessa soprattutto la cartilagine articolare. Parliamo del tessuto che riveste le superfici dell’articolazione. La cartilagine permette che le superfici dell’articolazione scorrano in maniera fluida l’una sull’altra. Agisce come una specie di ammortizzatore insieme ai menischi. Come risultato della gonartrosi, si ha quindi un peggioramento delle funzioni dell’articolazione. E questo peggioramento interessa anche le altre strutture all’interno e all’esterno del ginocchio.

Siamo di fronte ad una malattia che può essere più o meno grave. Quando però diventa evidente, le attività della vita quotidiana sono compromesse. Diventa difficile camminare, fare le scale, lavorare. Il primo sintomo è il dolore. Si può presentare dopo una camminata, salendo o scendendo le scale o piegando al massimo il ginocchio. Non è però il solo. Può poi comparire gonfiore, legato ad infiammazione. Il ginocchio, a causa dell’usura delle superfici articolari, può progressivamente deformarsi. Possono presentarsi rumori articolari durante il movimento.

Artrosi del ginocchio e sono dolori. Evitabili però

L’artrosi di ginocchio è legata a diversi fattori di rischio, prosegue il Dott. D’Apolito. Alcuni non sono modificabili mentre altri sì. Tra i primi ci sono la predisposizione genetica, l’età (aumenta con l’invecchiamento), il sesso (è più frequente nelle donne), l’etnia. Tra i secondi ci sono, invece, il sovrappeso e l’obesità, il malallineamento del ginocchio (varo o valgo), attività lavorative usuranti, attività sportive ad alto impatto. Ma anche precedenti infortuni (fratture, lesioni meniscali o dei legamenti crociati), interventi chirurgici e malattie metaboliche.

Limitare o eliminare i fattori di rischio può evitare una malattia che, come abbiamo visto, causa problemi seri. Compresi limiti di movimento.

Il Dott. Rocco D’Apolito è esperto di cura di anca e ginocchio. E come si cura la gonartrosi lo spiega bene. Il trattamento di prima linea per i casi meno gravi è conservativo. Si intende che non è chirurgico ma comprende l’uso di farmaci, terapie riabilitative e fisiche, infiltrazioni intrarticolari.

Per i casi conclamati o avanzati, il trattamento di solito è chirurgico. Quando indicato, è possibile eseguire interventi mini-invasivi di sostituzione articolare. Questi permettono di intervenire sul solo compartimento del ginocchio danneggiato. Si preservano così tutti i legamenti e la parte ossea sana o poco danneggiata dell’articolazione. Per gli altri casi, la scelta ricade sulla protesi totale.

 

Il Dott. Rocco D’Apolito riceve in Politerapica, a Seriate, in Via Nazionale 93.
Per informazioni e prenotazioni, tel. 035.298468.