Per la coxartrosi non sempre serve il chirurgo. Lo racconta il Dott. Pietro Agostini in un articolo pubblicato sulla Pagina della Salute dell’Eco di Bergamo.
Vai all’articolo completo: L’Eco di Bergamo – 22.8.2021 – Coxartrosi, Agostini – Def
Pietro Agostini è medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione. Quella specialità spesso definita come Fisiatria. E’ un professionista riconosciuto per la grande esperienza e per l’eccezionale competenza medica. I pazienti lo apprezzano per tutta l’attenzione che dedica loro, a prescindere dal disturbo per cui si rivolgono a lui. Le sue visite sono sempre accurate e pure lunghe! Prende in carico il paziente e non lo abbandona mai. Ad ognuno dà il suo numero di telefono perché lo possano contattare per qualsiasi necessità. E fa lo stesso con i terapisti chiamati ad eseguire i suoi piani di riabilitazione.
Noi di Politerapica lo sappiamo bene. Il Dott. Agostini collabora con noi da sempre. E’ il nostro Fisiatra e pure il nostro Direttore Sanitario. Con lui abbiamo portato la riabilitazione ad altissimi livelli di qualità ed efficacia. Quella dell’anca e quella della colonna, così come quella di qualsiasi altra articolazione e patologia di interesse fisiatrico.
Artrosi dell’anca
Tutti gli esseri umani, col passare del tempo, cominciano a soffrire di artrosi. Questa malattia insorge con l’usura delle cartilagini e del tessuto dei capi ossei di un’articolazione. Quando succede alle ossa dell’anca, si chiama coxartrosi.
Come nelle ossa di altre articolazioni – spiega il Dott. Agostini nell’articolo -, anche i capi ossi dell’anca (testa del femore e acetabolo) sono rivestiti da cartilagine. Questo è un tessuto molto resistente che protegge il tessuto osseo dall’attrito. Tuttavia, un uso prolungato e magari non sempre corretto dell’articolazione può portare al consumo delle cartilagini e, poi, dell’osso che ricoprono.
Facciamo però un passo indietro e parliamo dell’anca, anzi delle anche. Lo facciamo usando ancora le parole di Pietro Agostini.
Le anche – scrive lo specialista – sono due articolazioni fondamentali per le attività della vita quotidiana dell’uomo. Sostengono il peso della parte superiore del corpo, scaricandolo sugli arti inferiori e permettono i loro movimenti. L’anca, o articolazione coxo-femorale, è l’articolazione che unisce l’arto inferiore al tronco. È qui che la testa del femore (osso della coscia di forma sferica), è posizionata all’interno dell’acetabolo. Questo è un incavo (anch’esso a forma di sfera ma cava) nell’osso del bacino. Legamenti, muscoli e capsula articolare contribuiscono alla sua stabilità e alla sua motilità che è notevole, su tutti i piani. È un’articolazione sottoposta a continue sollecitazioni e carichi di lavoro, sia quando si è fermi che quando si è in movimento. Non deve quindi sorprendere che possa andare in sofferenza.
Per la coxartrosi non sempre serve il chirurgo
La coxartrosi procura diversi problemi. Scrive il Dott. Agostini che nelle fasi iniziali i sintomi sono limitati a dolore nella zona dell’inguine e in quella laterale, esterna dell’anca. Insieme a questi può cominciare a presentarsi qualche difficoltà di movimento, in particolare nel fare le scale e nell’alzarsi dalla posizione seduta.
Successivamente i sintomi possono aggravarsi. Possono aumentare il dolore e le limitazioni di movimento. Comincia a diventare difficile
mettere le calze e allacciare le scarpe. Si fa fatica a flettere la coscia e a stingere o allargare l’anca. Se non trattati, i sintomi sono destinati ad aggravarsi, fino a compromettere (anche pesantemente) la qualità della vita.
La terapia conservativa è quella che non prevede intervento chirurgico. Nelle patologie ortopediche, sempre più di frequente, si adotta come prima opzione terapeutica. Nel caso dell’anca, se applicata in modo precoce, permette di posticipare l’intervento di protesi e, a volte, di evitarlo.
La terapia conservativa
Sulla terapia conservativa, le modalità per impostarla e quelle per eseguirla, Pietro Agostini è molto chiaro.
Ai primi sintomi di coxartrosi – scrive – è bene sottoporsi ad una valutazione specialistica. Parliamo di fisiatra o ortopedico. Il medico imposta il piano riabilitativo individuale usando diverse opzioni terapeutiche. Queste devono essere combinate tra loro. Comprendono farmaci antinfiammatori, integratori vitaminici e minerali e terapie fisiche: tecar, laser e onde d’urto. Comprendono anche terapie fisioterapiche manuali o osteopatiche e terapie infiltrative.
Devono essere scelte e applicate in base alle condizioni della persona e della sua patologia. E questo può essere valutato solo dallo specialista. Da quel momento ha inizio un lavoro multidisciplinare. E’ un’attività di équipe che coinvolge gli specialisti di fisiatria e ortopedia e i fisioterapisti. Anche quando diventa necessario ricorrere all’intervento chirurgico.
Anche quando per la coxartrosi serve il chirurgo
Per curare la coxartrosi non sempre serve il chirurgo, abbiamo scritto. Tuttavia la terapia conservativa può non dare i risultati attesi. A volte, non è indicata. In questi casi, si ricorre alla terapia chirurgica con l’applicazione di una protesi d’anca. La dott.ssa Lelia Rondi, specialista in Ortopedia, lo ha spiegato bene. Lo ha fatto in un articolo pubblicato sulla Pagina della Salute, qualche tempo fa. Non solo! Ha trattato l’argomento anche su Bergamo TV. Era ospite della trasmissione Colazione con Radio Alta.
Anche in questo caso, però, la terapia conservativa è indicata. Lo sottolinea il dott. Agostini. Una persona sottoposta a fisioterapia prima di un intervento ortopedico, può avere un recupero migliore e in tempi più brevi. La fisioterapia migliora la condizione muscolare. Dopo l’intervento, muscoli più tonici e e più elastici lavorano meglio. La riabilitazione è così più rapida ed efficace.
La terapia conservativa deve quindi essere tenuta sempre in considerazione. E’ la prima scelta per diverse patologie ortopediche, tra cui l’artrosi dell’anca. E’ però importante anche per la preparazione del paziente all’intervento chirurgico, quando questo è necessario. Averlo scritto sull’Eco di Bergamo ci permette di raccontarlo al pubblico e (in alcuni casi) anche ad alcuni professionisti.
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