fbpx

Cistifellea e laparoscopia spiegati dalla Dott.ssa Pina

28 Marzo 2021
Cistifellea e laparoscopia spiegati dalla Dott.ssa Pina

Cistifellea e laparoscopia spiegati dalla Dott.ssa Pina sulla Pagina della Salute dell’Eco di Bergamo del 28.3.2021. E non solo questo. La Dott.ssa Maria Enrica Daniela Pina è un chirurgo di notevole esperienza. Opera presso l’UOC di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Alzano Lombardo che fa parte dell’ASST Bergamo Est e visita in Politerapica per convenzione tra l’Azienda ospedaliera e la nostra struttura. Svolge attività professionale da oltre vent’anni, curando sempre il rapporto diretto con le persone che si rivolgono a lei. Grande competenza, dunque, la sua, e anche grande umanità. Sono questi gli ingredienti che le permettono di scrivere articoli su temi complessi della chirurgia con cognizione di causa, per le persone comuni.

Dott.ssa Maria Enrica PinaColecisti o cistifellea?

Colecisti e cistifellea sono sinomimi e indicano un organo dell’apparato digerente. Parte da qui la Dott.ssa Pina. La sua funzione – continua – è quella di “immagazzinare la bile prodotta dal fegato e di rilasciarla nel duodeno durante il processo della digestione”.

Fin qui tutto bene. Il fatto però è che, come tutte le altre parti del corpo umano, anche questa si può ammalare. “La calcolosi della colecisti è una malattia che colpisce quest’organo. E’ dovuta all’aumento della concentrazione di colesterolo nella bile con formazione di cristalli (microcalcoli). Questi successivamente aumentano di volume, da pochi millimetri fino a 4-5 cm”. Parliamo di una malattia che “colpisce maggiormente le donne, 4 volte di più rispetto ai maschi. Le gravidanze, l’obesità, le malattie infiammatorie dell’intestino e l’ereditarietà sono fattori che predispongono a questa patologia”.

135.000 nuovi casi all’anno

“Una malattia diffusa”, spiega la dott.ssa Maria Enrica Pina. “La malattia è presente in circa il 10-15% della popolazione adulta nei Paesi occidentali e ogni anno una parte di queste persone (tra l’1 e il 4%) diventa sintomatica. In Italia ci sono 135.000 nuovo casi all’anno per un totale stimato di 2,5 milioni di persone portatrici di calcolosi della colecisti”.

Finché rimane silente, la calcolosi della colecisti non dà problemi. Quando però cominciano a manifestarsi i sintomi, possiamo ben dire che sono dolori! “Può manifestarsi improvvisamente – scrive la Dottoressa – con colica biliare caratterizzata da dolore alla bocca dello stomaco e sotto l’arcata costale destra. A volte può manifestarsi direttamente con una malattia più complicata come la colecistite acuta, cioè l’infiammazione della colecisti. Oppure con l’ittero, dovuto alla migrazione dei calcoli dalla colecisti nella via biliare che si ostruisce; ciò provoca aumento di bile nel sangue (itterizia). O, ancora, con la pancreatite acuta, una grave infiammazione del pancreas, dovuta alla migrazione dei calcoli nella via pancreatica”.

A quel punto si opera

Quando ci sono i sintomi, si opera. L’intervento chirurgico consiste nell’”asportazione della colecisti e dei calcoli in essa contenuti. Si rimuove così l’organo malato evitando complicanze per la possibile migrazione dei calcoli”. La colecistectomia, come si dice in termini medici.

Questo è un intervento che viene eseguito da oltre un secolo. Può essere praticato “con tecnica tradizionale, attraverso un taglio sull’addome, o per via laparoscopica, detta tecnica mininvasiva. Fino agli anni 90 si adottava la sola tecnica tradizionale. Dal 1990 in poi si è iniziata a diffondere la tecnica laparoscopica che oggi rappresenta la metodica migliore e più adottata per l’intervento in elezione, cioè programmata”.

La laparoscopia una rivoluzione

Vent’anni di esperienza professionale presso l’UOC di Chirurgia Generale dell’Ospedale di Alzano Lombardo, diretta dal Dott. Pierpaolo Mariani. Circa 5.000 interventi eseguiti. Con questi numeri, la Dott.ssa Pina può descrivere in modo semplice e chiaro una procedura che ha rivoluzionato la chirurgia generale.

“Si esegue in anestesia generale. Si insuffla anidride carbonica nella cavità peritoneale in modo da poter ottenere uno spazio necessario ad operare dal suo interno. Sulla parete addominale si praticano quattro piccoli tagli: uno da 1 cm sovraombelicale e altri tre da 5 mm nella parte superiore dell’addome. Qui si inseriscono una particolare telecamera e gli strumenti necessari per procedere. Si isola quindi la colecisti, sezionando il dotto cistico e l’arteria cistica che la collegano al nostro corpo; successivamente la colecisti viene staccata dal fegato ed estratta, con tutti i suoi calcoli all’interno, attraverso il taglio sopra l’ombelico”.

Dura di meno e guarisce prima

La tecnica laparoscopica è più rapida di quella tradizionale e guarisce prima. “È poco invasiva” – racconta ancora la Dott.ssa Pina – “procura minore dolore, permette un decorso più rapido e una ripresa migliore. La rapidità del decorso ha raggiunto livelli notevoli. Nel reparto in cui opera, per esempio, da circa un anno, in casi selezionati, la dimissione può avvenire anche il pomeriggio successivo all’intervento. Di regola avviene comunque in seconda giornata post-operatoria”.

Cistifellea e laparoscopia spiegati dalla Dott.ssa Pina

Qui è possibile scaricare l’articolo integrale in fomrato .pdf: L’Eco di Bergamo – 28.3.2021 – Cistifellea, Marika Pina – Def