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Anca artrosi e protesi. Spiega il Dott. D’Apolito

27 Maggio 2023
Anca artrosi e protesi

Anca, artrosi, e protesi sono tre parole che a volte stanno insieme. Certo, quando succede possiamo proprio dire che siano dolori. Saperne di più, però, può aiutare molto. A prendersi cura del problema nel modo giusto, tanto per iniziare. E poi pure a prevenire. E il Dott. Rocco D’Apolito, Ortopedico in Politerapica, lo racconta proprio bene e in modo chiaro.

Lo scorso 22 maggio, è stato ospite di Bergamo TV proprio per questo. Qui la trasmissione completa:

Il Dott. Rocco D’Apolito collabora con Politerapica dall’inizo del 2023. Da molto prima lavora presso l’Unità Operativa di Chirurgia dell’Anca 1 dell”IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio. Qui si occupa prevalentemente di chirurgia dell’anca e del ginocchio.

Anca, artrosi e protesi. Partiamo dall’inizio

L’artrosi dell’anca è una malattia cronico degenerativa dell’articolazione dell’anca. Comporta il deterioramento della cartilagine che è la superficie di rivestimento dell’articolazione. In questo caso, parliamo della cartilagine che riveste la testa del femore e l’acetabolo. Queste sono le due superifici articolari che si affrontano nell’anca e che permettono il movimento articolare.

L’artrosi non è causata solo dall’avanzare dell’età. L’età è sì un fattore di rischio dell’artrosi dell’anca. Questa patologia infatti si presenta sempre di più con l’avanzare degli anni. Vi sono però anche altre cause. Obesità, tipo di attività svolte, precedenti interventi o traumi dell’anca, malattie dell’infanzia come la displasia dell’anca sono tra queste. Tra le attività che possono favorire l’artrosi d’anca ci sono le attività che determinano un grosso coinvolgimento dell’articolazione. E anche quelle con movimenti che a lungo andare compromettono la cartilagine. Per esempio, il tennis o le arti marziali che prevedono movimenti molto ampi di questa articolazione.

Con l’artrosi si può convivere. Dipende dal grado di gravità della malattia. Quando il grado diventa elevato, può essere compromessa in modo pesante la qualità della vita della persona che ne è colpita.

L’artrosi si può prevenire o rallentare nella sua progressione. Si può agire sul peso corporeo, per esempio, o sul tipo di attività svolte, riducendo o eliminando quelle ad alto impatto. Ci sono invece attività può far bene praticare e che sono a basso impatto. Per esempio, la camminata in piano, la bicicletta o il nuoto. Permettono di mantenere un buon allenamento dell’articolazione e della sua muscolatura e, allo stesso tempo, danno una sollecitazione inferiore rispetto ad altre attività. Possono addirittura rallentare l’evoluzione dell’artrosi o aiutare a conviverci.

Dolore e limitazione funzionale

I sintomi dell’artrosi sono sostanzialmente due: dolore e limitazione funzionale. Il dolore è caratteristico. Si manifesta in regione sub-inguinale e nell’interno coscia e può irradiarsi fino al ginocchio. Non si manifesta solo nella camminata ma anche quando si sta seduti a lungo o quando ci si rialza dopo essere stati seduti a lungo. Anche quando si sale e si scende dalla macchina. Molto spesso, poi, c’è difficoltà a indossare le scarpe o mettere le calze.

Nella fase iniziale, l’artrosi dell’anca si può curare con la modifica delle attività ad alto impatto e l’adozione di antinfiammatori. Questi però agiscono solo sui sintomi e non possono portare alla guarigione. Le infiltrazioni possono essere efficaci. Possono essere di acido ialuroniuco o , in casi selezionati, di altro tipo. Per i casi di artrosi avanzata, peraltro, anche queste hanno scarso effetto. A quel punto, bisogna cominciare a pensare all’intervento chirurgico.

Anca, artrosi e protesi. Quando l’intervento è necessario

Quando il dolore è costante o quotidiano al punto da necessitare di antidolorifici ogni giorno ed è accompagnato da limitazione funzionale nelle attività di tutti i giorni, si deve prendere in considerazione l’intervento di protesi. Ovviamente, dopo tutti i necessari esami radiologici che permettono una valutazione attenta delle strutture anatomiche della persona e del loro effettivo deterioramento.

Le tecniche chirurgiche hanno fatto passi da gigante. L’intervento di protesi d’anca è un intervento di successo. 15 anni fa è stato definito l’intervento del secolo perché permette la ripresa delle attività quotidiane e una vita quasi normale o normale. Nel corso degli anni, ha subito notevoli evoluzioni nei materiali che sono biocompatibili e molto resistenti all’usura. Permettono quindi una maggior sopravvivenza degli impianti. Sono evolute però anche le tecniche. Quelle chirurgiche e quelle di approccio all’intervento e al paziente. Oggi gli approcci sono anteriore, laterale e posteriore. Il più utilizzato è il posteriore. L’anteriore è in crescita. Le protesi sono diverse per materiali, taglie e forme. Anche per diversi metodi di fissazione. Ci sono protesi cementate e protesi non cementate.

C’è stata anche una notevole evoluzione nel controllo del dolore e nella ripresa. Il paziente può alzarsi lo stesso giorno o al massimo il giorno dopo. Il percorso riabilitativo è variabile e personalizzato sul singolo paziente.

E’ sempre necessario il follow-up: visite di controllo periodiche per verificare la condizione.

 

Il Dott. Rocco D’Apolito, specialista in Ortopedia e Traumatologia, visita in Politerapica, a Seriate, in Via Nazionale 93. Per informazioni e appuntamenti, Tel. 035.298468.