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Categoria: Articoli sulla salute

16 Settembre 2021
Perché il fisiatra per curare le cefalee

Perché occorre l’intervento del fisiatra per curare le cefalee. Quando e come come questo specialista interviene nel trattamento di questa patologia.

16 Settembre 2021
La cefalea cronica è una malattia sociale

La Cefalea cronica è una malattia sociale. Lo ha stabilito una legge del Parlamento Italiano. Un problema molto serio, duque. Anche per la pesante sofferenza psicologica e relazionale che procura.

22 Agosto 2021
Per la coxartrosi non sempre serve il chirurgo

Per la coxartrosi non sempre serve il chirurgo. Lo racconta il Dott. Pietro Agostini in un articolo pubblicato sulla Pagina della Salute dell’Eco di Bergamo.

Vai all’articolo completo: L’Eco di Bergamo – 22.8.2021 – Coxartrosi, Agostini – Def

Pietro Agostini è medico specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione. Quella specialità spesso definita come Fisiatria. E’ un professionista riconosciuto per la grande esperienza e per l’eccezionale competenza medica. I pazienti lo apprezzano per tutta l’attenzione che dedica loro, a prescindere dal disturbo per cui si rivolgono a lui. Le sue visite sono sempre accurate e pure lunghe! Prende in carico il paziente e non lo abbandona mai. Ad ognuno dà il suo numero di telefono perché lo possano contattare per qualsiasi necessità. E fa lo stesso con i terapisti chiamati ad eseguire i suoi piani di riabilitazione.

Noi di Politerapica lo sappiamo bene. Il Dott. Agostini collabora con noi da sempre. E’ il nostro Fisiatra e pure il nostro Direttore Sanitario. Con lui abbiamo portato la riabilitazione ad altissimi livelli di qualità ed efficacia. Quella dell’anca e quella della colonna, così come quella di qualsiasi altra articolazione e patologia di interesse fisiatrico.

Artrosi dell’anca

Tutti gli esseri umani, col passare del tempo, cominciano a soffrire di artrosi. Questa malattia insorge con l’usura delle cartilagini e del tessuto dei capi ossei di un’articolazione. Quando succede alle ossa dell’anca, si chiama coxartrosi.

Come nelle ossa di altre articolazioni – spiega il Dott. Agostini nell’articolo -, anche i capi ossi dell’anca (testa del femore e acetabolo) sono rivestiti da cartilagine. Questo è un tessuto molto resistente che protegge il tessuto osseo dall’attrito. Tuttavia, un uso prolungato e magari non sempre corretto dell’articolazione può portare al consumo delle cartilagini e, poi, dell’osso che ricoprono.

Facciamo però un passo indietro e parliamo dell’anca, anzi delle anche. Lo facciamo usando ancora le parole di Pietro Agostini.

Le anche – scrive lo specialista – sono due articolazioni fondamentali per le attività della vita quotidiana dell’uomo. Sostengono il peso della parte superiore del corpo, scaricandolo sugli arti inferiori e permettono i loro movimenti. L’anca, o articolazione coxo-femorale, è l’articolazione che unisce l’arto inferiore al tronco. È qui che la testa del femore (osso della coscia di forma sferica), è posizionata all’interno dell’acetabolo. Questo è un incavo (anch’esso a forma di sfera ma cava) nell’osso del bacino. Legamenti, muscoli e capsula articolare contribuiscono alla sua stabilità e alla sua motilità che è notevole, su tutti i piani. È un’articolazione sottoposta a continue sollecitazioni e carichi di lavoro, sia quando si è fermi che quando si è in movimento. Non deve quindi sorprendere che possa andare in sofferenza.

Per la coxartrosi non sempre serve il chirurgo

La coxartrosi procura diversi problemi. Scrive il Dott. Agostini che nelle fasi iniziali i sintomi sono limitati a dolore nella zona dell’inguine e in quella laterale, esterna dell’anca. Insieme a questi può cominciare a presentarsi qualche difficoltà di movimento, in particolare nel fare le scale e nell’alzarsi dalla posizione seduta.

Successivamente i sintomi possono aggravarsi. Possono aumentare il dolore e le limitazioni di movimento. Comincia a diventare difficile
mettere le calze e allacciare le scarpe. Si fa fatica a flettere la coscia e a stingere o allargare l’anca. Se non trattati, i sintomi sono destinati ad aggravarsi, fino a compromettere (anche pesantemente) la qualità della vita.

La terapia conservativa è quella che non prevede intervento chirurgico. Nelle patologie ortopediche, sempre più di frequente, si adotta come prima opzione terapeutica. Nel caso dell’anca, se applicata in modo precoce, permette di posticipare l’intervento di protesi e, a volte, di evitarlo.

La terapia conservativa

Sulla terapia conservativa, le modalità per impostarla e quelle per eseguirla, Pietro Agostini è molto chiaro.

Ai primi sintomi di coxartrosi – scrive – è bene sottoporsi ad una valutazione specialistica. Parliamo di fisiatra o ortopedico. Il medico imposta il piano riabilitativo individuale usando diverse opzioni terapeutiche. Queste devono essere combinate tra loro. Comprendono farmaci antinfiammatori, integratori vitaminici e minerali e terapie fisiche: tecar, laser e onde d’urto. Comprendono anche terapie fisioterapiche manuali o osteopatiche e terapie infiltrative.

Devono essere scelte e applicate in base alle condizioni della persona e della sua patologia. E questo può essere valutato solo dallo specialista. Da quel momento ha inizio un lavoro multidisciplinare. E’ un’attività di équipe che coinvolge gli specialisti di fisiatria e ortopedia e i fisioterapisti. Anche quando diventa necessario ricorrere all’intervento chirurgico.

Anche quando per la coxartrosi serve il chirurgo

Per curare la coxartrosi non sempre serve il chirurgo, abbiamo scritto. Tuttavia la terapia conservativa può non dare i risultati attesi. A volte, non è indicata. In questi casi, si ricorre alla terapia chirurgica con l’applicazione di una protesi d’anca. La dott.ssa Lelia Rondi, specialista in Ortopedia, lo ha spiegato bene. Lo ha fatto in un articolo pubblicato sulla Pagina della Salute, qualche tempo fa. Non solo! Ha trattato l’argomento anche su Bergamo TV. Era ospite della trasmissione Colazione con Radio Alta.

Anche in questo caso, però, la terapia conservativa è indicata. Lo sottolinea il dott. Agostini. Una persona sottoposta a fisioterapia prima di un intervento ortopedico, può avere un recupero migliore e in tempi più brevi. La fisioterapia migliora la condizione muscolare. Dopo l’intervento, muscoli più tonici e e più elastici lavorano meglio. La riabilitazione è così più rapida ed efficace.

La terapia conservativa deve quindi essere tenuta sempre in considerazione. E’ la prima scelta per diverse patologie ortopediche, tra cui l’artrosi dell’anca. E’ però importante anche per la preparazione del paziente all’intervento chirurgico, quando questo è necessario. Averlo scritto sull’Eco di Bergamo ci permette di raccontarlo al pubblico e (in alcuni casi) anche ad alcuni professionisti.

 

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25 Luglio 2021
Eriksen era morte cardiaca improvvisa

Il malore che ha colpito Christian Eriksen era morte cardiaca improvvisa. E’ successo sotto gli occhi delle televisioni di mezzo Mondo. Durante una partita dei recenti campionati europei di calcio, l’atleta si è improvvisamente accasciato al suolo. L’intervento immediato dei compagni di squadra e poi del personale sanitario ha permesso di salvarlo. Non è andata nello stesso modo con altri due giovani calciatori. Piermario Morosini e Davide Astori non ce l’hanno fatta. Erano giovani, erano atleti ma non è bastato.

Parte da qui l’articolo pubblicato oggi sulla Pagina della Salute de l’Eco di Bergamo che tratta di questa patologia. Lo ha curato il Dott. Fernando Scudiero, Cardiologo interventista, uno degli specialisti di Politerapica. Il Dott. Scudiero è uno straordinario cardiologo. Ha anche la dote di sapere scrivere molto bene. Qui ci racconta di un problema molto più diffuso di ciò che si pensi. Un problema che colpisce senza distinzioni di sesso, età e condizione fisica.

Vai all’articolo del Dott. Scudiero: L’Eco di Bergamo – 25.7.2021 – Morte cardiaca improvvisa – Def

La morte cardiaca improvvisa non solo di Christian Eriksen

La morte cardiaca improvvisa che ha colpito Christian Eriksen non è un fenomeno così raro. Spesso si nasconde dietro uno stato di apparente buona salute. Può essere causata da malattie del muscolo cardiaco che hanno come conseguenza una gravissima aritmia. Parliamo della fibrillazione ventricolare. In questa condizione, il cuore cessa di avere la sua normale attività ritmica. Inizia invece a «vibrare» ad una frequenza elevatissima. Cessa così di pompare il sangue al corpo e al cervello in maniera efficace. Questo evento porta inesorabilmente alla morte se si verifica in assenza di testimoni o di persone in grado di garantire una rianimazione. 

Incidenza preoccupante. Molteplici fattori.

L’incidenza della morte cardiaca improvvisa è di 1 caso per ogni 1000 abitanti. In Italia si stimano 50mila decessi ogni anno. Può essere provocata da molteplici fattori che rendono questo evento difficilmente prevedibile. Questi possono essere diversi in funzione dell’età del paziente.

Nei giovani, le cause più comuni sono anomalie cardiache genetiche. In queste condizioni, lo sforzo fisico rischia di essere “la scintilla che accende la miccia di una polveriera sconosciuta”. Tra queste ricordiamo le cardiomiopatie ipertrofica, dilatativa e aritmogena. Ci sono poi numerose sindromi congenite come quella del QT lungo e di Brugada.

Negli, adulti con età superiore ai 35, anni la patologia più frequentemente responsabile della morte cardiaca improvvisa è la cardiopatia
ischemica. Si verifica quando un coagulo interrompe improvvisamente il flusso di sangue all’interno di un’arteria coronaria. L’interruzione del flusso di sangue, con il passare dei minuti e delle ore, danneggia parte del muscolo cardiaco. Si innesca così un’aritmia maligna come la fibrillazione ventricolare.

Attenzione e capacità di intervento

Il 50% dei casi di morte cardiaca improvvisa si verifica in assenza di precedenti cardiologici di nota. Sono conseguenza di una cardiopatia silente. E’ importante misurare il rischio cardiovascolare individuale. Per farlo ci si deve basare sulla presenza di fattori di rischio. Tra questi ci sono tabagismo, ipertensione arteriosa, dislipidemia e diabete. E’ quindi utile proseguire con una valutazione cardiologica di base. Nei pazienti con uno o più sintomi sospetti, è necessario eseguire innanzitutto un elettrocardiogramma ed un attento esame ecocardiografico. Successivamente può essere eseguito un test da sforzo.

Quando ci si trova ad affrontare un caso di morte cardiaca improvvisa come quello di Christian Eriksen c’è una sola misura da adottare. Si tratta della rianimazione cardiopolmonare. Insieme a questa bisogna attivare subito la catena della sopravvivenza, tramite il servizio di emergenza territoriale.

Ad oggi sappiamo che anche il solo massaggio cardiaco può servire a mantenere le condizioni vitali e dare modo ai soccorritori di intervenire. Dovremmo essere tutti essere disponibili alla cultura della rianimazione cardiopolmonare. Chiunque, infatti, può salvare una vita.

Dott. Fernando Scudiero – Cardiologo interventista

Il Dott. Fernando Scudiero si è laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Napoli “Federico II”, con il massimo dei voti con lode e menzione alla carriera accademica, discutendo una tesi di laurea sperimentale. Si è poi specializzato in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare presso l’Università degli Studi di Firenze ancora con il massimo dei voti e la lode.

Le sue esperienze di studio lo hanno visto impegnato non solo presso le Università italiane dove si è laureato e specializzato ma anche presso l’Instituto di Ciencias Biomédicas Abel salazar dell’Universidade do Porto, Portogallo. Vanta notevoli competenze in Imaging cardiovascolare e alta intensità di cure.

Ricopre il ruolo di Dirigente Medico presso l’U.O.C. di Cardiologia dell’ASST Bergamo Est. E’ tra gli specialisti di Politerapica. Collabora con noi per effetto di una convenzione tra le due strutture. Nella nostra struttura esegue visite e esami. Lo fa nell’ambito del progetto Medicina Vicina.

Dott. Fernando Scudiero - Cardiologo interventista

Dott. Fernando Scudiero – Cardiologo interventista

 

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19 Giugno 2021
Mappatura dei nei nella prevenzione del melanoma

Il nostro Dott. Salvatore Noto interviene sulla mappatura dei nei nella prevenzione del Melanoma. Lo fa con un articolo intervista sull’ultimo numero di Bergamo Salute. Il Dott. Noto è specialista in Dermatologia ed ha maturato una notevole esperienza sull’argomento. Noi di Politerapica lo sappiamo bene. Lui, infatti, ha introdotto la mappatura dei nei nella nostra struttura, quando ha cominciato a collaborare con noi, ormai diversi anni fa, nell’ambito del progetto Medicina Vicina.

16 Giugno 2021
Sergio Clarizia spiega l

Dott. Sergio Clarizia spiega in modo chiaro cosa sia l’acetone nei bambini. Nell’ultimo numero di Bergamo Salute, Elena Buonanno intervista il nostro Pediatra su questo argomento. Il Dott. Clarizia chiarisce già nelle prime righe che “si tratta di una condizione passeggera”. E aggiunge che è “quasi sempre responsabile di un disturbo lieve che si risolve rapidamente, senza procurare particolari fastidi al piccolo”.

Vai all’articolo: Bergamo Salute – MaggioGiugno 2021 – Dott. Clarizia su Acetone

L’acetone

Sergio Clarizia ha una lunghissima attività professionale alle spalle. Si rimane colpiti dalla lettura del suo curriculum. Ha maturato esperienze e acquisito competenze di notevole livello sia in ambito nazionale che internazionale. Non ha certo difficoltà a riferire un discorso che probabilmente ha sentito migliaia di volte. “Dottore, il bambino sta male, dice di avere mal di testa, è stanco, sono due giorni che non mangia nulla, vomita qualsiasi cosa metta in bocca e poi ha un alito terribile: sa di frutta troppo matura”.

Dice che “capita spesso che un genitore porti dal pediatra il bambino riferendo questi sintomi”. Sono sintomi allarmanti solo all’apparenza. Aggiunge infatti che , all’apparenza allarmanti. Aggiunge infatti che “nella maggior parte dei casi si rivelano non particolarmente preoccupanti e legati a chetosi, meglio nota con il nome di acetone”.

L’acetone è una risposta dell’organismo per far fronte alle proprie necessità energetiche. Quando ha già bruciato tutti gli zuccheri a disposizione, comincia a bruciare anche i grassi. Questo può capitare “durante un episodio febbrile, in un momento di particolare stress, o dopo un digiuno prolungato. Queste condizioni comportano un dispendio di energia e inducono l’organismo ad aumentare la richiesta di glucosio, fonte energetica di organi come cervello e cuore. Quando il metabolismo, per produrre energia, esaurisce le riserve fornite dagli zuccheri, intervengono i grassi. Durante questo processo si formano delle sostanze chiamate corpi chetonici”. I corpi chetonici emanano un “inconfondibile odore di acetone, simile a quello della frutta matura, nelle vie aeree e nelle urine”.

Sergio Clarizia spiega l’acetone nei bambini

Dopo avere spiegato cosa sia l’acetone, il Dott. Clarizia spiega in modo approfondito quali siano i suoi sintomi. Racconta della possibilità di febbre e di vomito. Prosegue dicendo che possono comparire anche “nausea, mal di pancia, pallore, sonnolenza, mal di testa, occhiaie e da una evidente “patinatura” che si forma sulla superficie della lingua, che appare asciutta e di colore bianco-giallastro”.

Si tratta di una condizione che non deve comunque allarmare. I rimedi sno semplici e alla portata di tutti. “In caso di neonati, bisogna offrire al bebè un biberon di acqua e zucchero per ripristinare le riserve dell’organismo. Questo rimedio serve anche a evitare episodi di vomito”. Possono andare bene anche “camomilla o tè deteinato zuccherati o dolcificati con il miele”. Se il bimbo “ha già iniziato lo svezzamento, è consigliabile dargli da mangiare della pastina o crema di riso o una patata schiacciata. Dopo l’anno di età si possono offrire al bambino anche i grissini all’acqua o i biscotti per l’infanzia. Sono poi da preferire alimenti come il pesce e le carni bianche”.

E il pediatra?

Spiega il Dott. Sergio Clarizia che l’acetone nei bambini non è una malattia. Di solito si risolve senza bisogno di medicine. La crisi di solito non dura più di 2-3 giorni. Una volta superata, il bambino può tornare all’alimentazione abituale.

E’ opportuno far visitare il bimbo dal pediatra se l’acetone persiste per più di 2-3 giorni. Il ricorso al dottore è utile in modo particolare se c’è anche vomito, mal di pancia o febbre. “Lo specialista può prescrivere un’analisi delle urine e del sangue per verificare l’eventuale presenza di corpi chetonici. Si tratta di semplici test eseguibili anche a casa. Basta immergere le apposite strisce reattive o gli stick (in vendita in farmacia) direttamente nell’urina: se cambiano colore, vuol dire che sono presenti i corpi chetonici. In questo caso il pediatra indicherà l’alimentazione da seguire”.

Il Dott. Sergio Clarizia

Il Dott. Clarizia collabora con Politerapica da quando la struttura ha avviato le sue attività nel 2008. E’ stato per noi lo specialista di riferimento per la medicina pediatrica. Ha partecipato a molte iniziative di Politerapica per contribuire alla diffusione di una corretta educazione alla salute sul territorio. La sua presenza ad incontri pubblici, organizzati nel corso degli anni con diverse amministrazioni comunali, è stata preziosa. Il suo intervento in convegni pubblici organizzati da Politerapica ha portato ogni volta un contributo qualificante all’iniziativa. E’ sempre disponibile ad essere presente in radio, in televisione e sulla carta stampata.

La sua modalità narrativa è pacata e concreta. Sa di cosa parla. Si sente che lo ha imparato sul campo, giorno dopo giorno.

Dal 2014, ha aderito con entusiasmo al progetto Medicina Vicina, la nuova idea di salute di Politerapica. Professionisti di grande livello che visitano senza liste di attesa, a condizioni accessibili. Non solo: Medicina Vicina è anche lavoro di équipe. Gli specialisti lavorano insieme, intorno al paziente. Presso di noi, il Dott. Clarizia eroga prestazioni di Pediatria e di Allergologia.

 

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23 Maggio 2021
La pelle è una protezione da proteggere

La pelle è una protezione da proteggere. Crediamo di saperlo. Lo sentiamo dire in continuazione alla televisione. Lo ripete la pubblicità di questa o di quella crema, di questo o di quel sapone. Il punto è sapere se lo sapiamo davvero. Intendiamo dire: lo sappiamo in modo corretto? Ci è davvero chiara questa nozione?

23 Maggio 2021
Prevenzione e diagnosi precoce contro il Melanoma

La prevenzione e la diagnosi precoce sono le armi più efficiaci contro il melanoma. Lo abbiamo raccontato durante il Webinar Melanoma, conoscerlo per prevenirlo e agire in fretta, che abbiamo tenuto il 12 Maggio. E’ stato un incontro pubblico a distanza con i cittadini. Abbiamo parlato con loro di un tema serio in modo sereno. Eravamo in diretta sui canali YouTube e Facebook di Politerapica. Con noi c’erano le associazioni LILT Bergamo Onlus e Insieme con il Sole dentro. Molti spettatori hanno partecipato attivamente con domande, commenti e il racocnto di loro esperienze di vita.

25 Aprile 2021
Il Dott. Perrucchini racconta le vene varicose

Il Dott. Giovanni Perrucchini racconta cosa siano le vene varicose sulla pagina della Salute dell’Eco di Bergamo del 25.4.2021. Qui si può scaricare l’articolo integrale, in formato .pdf: L’Eco di Bergamo – 25.4.2021 – Vene varicose – Dott. Perrucchini

Giovanni Perrucchini è un professionista di notevole esperienza, specialista in chirurgia generale che da tempo collabora con Politerapica. Qui svolge attività medico-specialistica di chirurgia vascolare e esegue visite, eco-colordoppler arteriosi e venosi e interventi di piccola chirurgia ambulatoriale. Svolge inoltre attività chirurgica presso la Casa di Cura Palazzolo di Bergamo.

Le vene varicose

L’articolo inizia in modo un po’ provocatorio: “Tutti sanno (o credono di sapere, che è ben diverso!) cosa siano le varici degli arti inferiori, ma è sempre utile fare chiarezza. Bisogna innanzi tutto dire cos’è la patologia varicosa: una dilatazione delle vene superficiali delle gambe e delle cosce”.

E’ una patologia molto frequente nell’età adulta e arriva addirittura a colpire il 70% delle persone che hanno più di 60 anni. Interessa uomini e donne anche se si manifesta in modo maggiore nel sesso femminile. Ci sono alcuni fattori che predispongono alla malattia: fattori genetici, ambientali e lavorativi. Se per i primi le possibilità di intervento sono pressoché nulle, si può agire in modo significativo sugli altri due per prevenire l’insorgere di un disturbo che può portare problemi seri.

Peggiora in modo progressivo

Spiega il Dott. Perrucchini: “La malattia si manifesta inizialmente con una minima dilatazione superficiale cutanea, i cosiddetti «capillari». Progredendo, giunge a dilatazioni maggiori del tronco venoso, le vere e proprie varici. Si passa quindi da strie verdi-bluastre sottocutanee che crescono fino a vere e proprie estroflessioni della cute palpabili direttamente”.

“I sintomi della patologia varicosa” – prosegue lo specialista – “iniziano con pesantezza agli arti inferiori, comparsa di teleangectasie (ancora, i «capillari »), dolori durante la stazione eretta, crampi notturni, fino ad arrivare al gonfiore delle caviglie, che possono poi degenerare in flebite, trombosi e ulcere, creando problemi ancora più seri”.

E ancora: “Come sempre, è fondamentale intervenire in fase precoce. Arrivare tardi, infatti, significa spesso dover correre ai ripari su situazioni complesse che si sarebbero potute evitare”.

Diagnosi e cura

Bisogna innanzi tutto dire che per valutare correttamente un quadro di varici è necessario esaminare bene il sistema venoso profondo. Attraverso questo sistema avviene il trasporto maggiore di sangue dalla periferia al cuore. Lo si studia in modo approfondito con l’eco-color-doppler. Questa è una tecnica che “utilizza solo ultrasuoni e serve a verificare sia la normalità del circolo venoso profondo (e quindi l’assenza di trombosi e/o flebiti, che controindicano eventuali trattamenti), sia la presenza di varici e incontinenza del circolo venoso superficiale”.

“Alla diagnosi” – spiega ancora il dottor Giovanni Perucchini – “si arriva con una visita specialistica e l’ecocolordoppler. Da qui si definisce il  piano dei trattamenti che possono essere preventivi, para-estetici e terapeutici”.

“Gli interventi preventivi e para-estetici includono trattamenti con laser transdermico e iniezioni sclerosanti. Con questi si porta notevole beneficio alle gambe con ottimi risultati anche estetici, senza la necessità di procedure più pesanti e maggiormente aggressive. Quando le vene varicose hanno invece raggiunto dimensioni ragguardevoli si deve ricorrere a trattamenti terapeutici che si dividono in chirurgici tradizionali e mini invasivi endovasali con laser. L’intervento chirurgico tradizionale viene praticato solo in casi estremi. Prevede un’anestesia di solito spinale e lo «stripping» o rimozione della grande safena stessa. Sono però necessarie incisioni cutanee maggiori ed un decorso post-operatorio un po’ più pesante”.

Bisogna prevenire!

“La prevenzione” – conclude il dott. Giovanni Perrucchini – “rimane un’arma potentissima per una patologia così diffusa che spesso deve essere curata in modo chirurgico. Stili di vita corretti, alimentazione sana e giusto movimento sono la ricetta ideale, insieme a controlli periodici”.

 

Il Dott. Giovanni Perrucchini visita in Politerapica.
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